Bruxelles – Il crescente numero di emergenze sta richiedendo agli Stati europei di essere sempre più pronti ad affrontare il rischio di emergenze. Il Belgio non si fa trovare impreparato, con il prossimo lancio di una campagna su larga scala del Centro nazionale di crisi (Nccn) per accrescere la consapevolezza dei cittadini.
L’iniziativa, come riportato da Belga News Agency, ha l’obiettivo di preparare i residenti in Belgio alle eventuali crisi, fornendo informazioni ed indicazioni pratiche su come ripararsi, evacuare e creare piani di emergenza. “È importante imparare a prendere in mano la situazione nei momenti difficili”, ha dichiarato il ministro degli Interni uscente Annelies Verlinden. “Non possiamo fare affidamento sul governo per tutto“, ha continuato Verlinden.
La campagna vuole creare un livello ulteriore di responsabilizzazione, tenendo conto del contesto di maggiore instabilità globale attuale. Non solo l’invasione dell’Ucraina alle porte dell’Ue da parte della Russia e i vari conflitti geopolitici, ma anche il consistente numero di disastri naturali conseguenti della crisi climatica, come le inondazioni in Spagna, stanno creando un clima di tensione a cui gli Stati si stanno preparando.
Il Belgio non è l’unico da cui arriva il sentore di dover stare all’erta. Il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, non ha perso tempo: “È ora di passare a una mentalità di guerra“. Non basta nemmeno più il 2 per cento come spesa di Pil statale per la difesa, non tanto per la presenza di un allarme immediato, ma per non farsi trovare impreparati di fronte a circostanze geopolitiche mutevoli e altamente impattanti sull’Ue.
“Non c’è motivo di farsi prendere dal panico, ma dobbiamo gettare le basi per una ‘cultura del rischio’ nel nostro Paese“, è il commento del Centro di Crisi a Le Soir. L’Nccn ha suggerito una serie di raccomandazioni, come quella di procurarsi un kit da tenere in casa in caso di inondazioni, fughe di gas o nei casi peggiori conflitti armati. Si parla di un kit di pronto soccorso di base, insieme ad acqua, caricatori per il cellulare e batterie esterne, documenti delle polizze assicurative, una torcia e una radio a batteria, accendino, fiammiferi, coltellino svizzero e una lista di controllo per l’evacuazione.
Il bisogno è “che le persone siano autosufficienti e resistenti in caso di emergenza“, spiega un portavoce del Nccn. Costruire una ‘cultura del rischio’, significa anche aumentare la consapevolezza relativa ai numeri di emergenza e dei vari rischi da affrontare negli anni a venire. Un esempio è l’iscrizione dei cittadini a Be-Alert, strumento con cui si può essere avvisati dei pericoli e che costituirà uno degli obiettivi della campagna per il prossimo anno.
Senza creare allarmismi fini a sé stessi, la campagna del Nccn vuole creare delle basi solide per i cittadini che possano aumentare le conoscenze e la consapevolezza di doversi auto dotare di strumenti per gestire eventuali situazioni di emergenza. In aggiunta, si vuole sensibilizzare gradualmente e in modo proficuo, nella stessa ottica di altri paesi europei, come la Svezia.
Il modello svedese ha avuto un approccio più diretto. Sono stati fisicamente distribuiti milioni di opuscoli informativi, dal titolo “In caso di crisi o guerra“. I toni dell’opuscolo sono nettamente più coerenti con la logica Nato, dal momento che si parla di ipotetici attacchi in cui “ognuno deve fare la sua per difendere l’indipendenza della Svezia e la nostra democrazia”. Non poca responsabilità per i cittadini svedesi, “parte della preparazione generale della Svezia alle emergenze”, a cui sono state date informazioni dettagliate e diffuse in modo capillare.