Bruxelles – Un allineamento astrale perfetto, il meglio che potesse desiderare Ursula von der Leyen per chiudere una volta per tutte l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur. Così capita che proprio mentre la Francia, il principale oppositore dell’accordo tra i 27 Paesi membri, vive la più profonda crisi politica della Quinta repubblica, i quattro del Mercosur – Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – si riuniscono per un vertice a Montevideo. E la presidente della Commissione europea, insieme al commissario per il commercio, Maroš Šefčovič, e al suo team negoziale, è già atterrata in America Latina per firmare il patto commerciale.
“Il traguardo è ormai vicino”, ha twittato la leader Ue non appena messo piede in Uruguay. “Abbiamo la possibilità di creare un mercato di 700 milioni di persone, la più grande partnership commerciale e di investimento che il mondo abbia mai visto“, ha aggiunto. Von der Leyen, che aveva provato a chiudere la partita già nel corso del G20 in Brasile il mese scorso, non vuole sentire ragioni: dopo 25 anni di trattative ed un accordo politico raggiunto e messo da parte del 2019, l’apertura definitiva dei mercati con il Mercosur deve portare la sua firma. “Entrambe le regioni ne trarranno beneficio”, continua a sostenere la presidente dell’esecutivo Ue. Una tesi non condivisa in modo unanime dalle capitali europee e dai diversi comparti industriali.
Touchdown in Latin America
The finish line of the EU-Mercosur agreement is in sight.
Let’s work, let’s cross it.
We have the chance to create a market of 700 million people.
The largest trade and investment partnership the world has ever seen.
Both regions will benefit.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) December 5, 2024
Cosa prevede l’accordo Ue-Mercosur
In sostanza, l’intesa prevederebbe la cancellazione progressiva del 92 per cento delle tariffe per le importazioni dal Mercosur e del 91 per cento per le esportazioni europee. Secondo i dati della Commissione europea, nel 2023 l’export Ue verso i quattro Paesi dell’America latina ammontavano a 55,7 miliardi di euro, mentre Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay hanno esportato merci in Ue per un valore di 53,7 miliardi di euro.
Se da un lato, l’Unione europea esporta nel continente andino automobili, macchinari, attrezzature informatiche, tessuti, cioccolato, liquori e vino, in direzione opposta viaggiano soprattutto prodotti agricoli e ittici, carne bovina e pollame. Bruxelles – impegnata nella corsa alle materie prime critiche e decisa a ridurre l’eccessiva dipendenza dalla Cina per compiere la transizione verde – guarda con interesse anche alle importanti risorse minerarie oltreoceano, come il litio, la grafite, il nichel, il manganese.
Semplificando, l’accordo è considerato molto vantaggioso per l’industria automobilistica e dei macchinari, ma è particolarmente inviso al comparto agricolo europeo, che denuncia la mancanza di “clausole a specchio” in grado di tutelare i produttori dei Paesi Ue dal rischio di venire spazzati via dai colleghi sudamericani e dalle loro merci con costi di produzione molto più bassi. In sostanza, mancherebbe la piena reciprocità in termini di impegni, requisiti e standard: mentre l’Ue impone ai propri agricoltori vincoli molto stretti dal punto di vista ambientale e di organizzazione del lavoro, tali obblighi non sono richiesti ai quattro del Mercosur.
La Francia guida il fronte del no. Macron: “Accordo inaccettabile così com’è”
A fare le barricate contro l’accordo, in prima linea ci sono i Paesi che vantano un forte comparto agricolo industriale. Il presidente francese Emmanuel Macron, alle prese in patria con il crollo del governo guidato da Michel Barnier, ha immediatamente ribadito a Ursula von der Leyen che l’accordo è “inaccettabile così com’è”. L’Eliseo ha aggiunto, in un post pubblicato su X, che la Francia “continuerà a difendere instancabilmente la propria sovranità agricola”. Per boicottare l’accordo, Parigi può contare sulle preoccupazioni dell’Irlanda, quinto esportatore di carne bovina al mondo, sul Belgio, sulla Polonia.
E molto probabilmente sull’Italia, anche se la posizione del governo di Giorgia Meloni cambia sfumatura ogni volta che un ministro interviene sul tema. Se il leader di Forza Italia, Antonio Tajani sostiene che Roma “è “favorevole in principio” all’accordo, gli alleati di Lega e Fratelli d’Italia si mostrano molto più critici. Dopo le parole del ministro per l’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che aveva definito “non condivisibile” il testo dell’intesa, ha detto la sua anche il ministro dei Trasporti e leader del Carroccio, Matteo Salvini, oggi a Bruxelles per il Consiglio Ue Trasporti. “Tutti gli agricoltori d’Europa dicono no ad un accordo commerciale che rischia di mettere in ginocchio un settore, e io sono attento alle preoccupazioni degli agricoltori”, ha rivendicato il vicepremier, chiudendo: “L’accordo è fermo da anni, e non per caso, sarebbe giusto che rimanesse ancora fermo”.
Bruxelles tira dritto e confida nel sostegno dei 27
Se von der Leyen domani riuscisse a strappare il sì ai quattro sudamericani, sarebbe solo a metà dell’impresa. Perché poi il testo dovrebbe ripassare dal vaglio delle capitali Ue, con il rischio che una minoranza di blocco – quattro Stati membri che rappresentino almeno il 35 per cento della popolazione europea – lo rispedisca nuovamente in cantiere.
Il portavoce dell’esecutivo Ue per l’agricoltura e il commercio, Olof Gill, ha ricordato oggi che “la Commissione ha condotto negoziati con il Mercosur sulla base di un mandato ricevuto dai nostri Stati membri”. Nel corso delle trattative più recenti – ha specificato – “abbiamo insistito sulla volontà di rafforzare l’ambiente sostenibile e il clima“. Per questo la Commissione europea è ottimista sul fatto che, “se riusciremo a raggiungere un accordo finale, sarà sostenuto da tutti i nostri Stati membri”.
A sostegno dell’accordo, è intervenuto anche il socialista tedesco Bernd Lange, presidente della commissione per il Commercio internazionale del Parlamento europeo. “Con l’economia globale che potrebbe affrontare tempi turbolenti nel prossimo futuro, l’attuale accordo Ue-Mercosur sarebbe un faro di speranza per l’Ue. Non solo fornirebbe ulteriori opportunità di esportazione, ma ancorerebbe ulteriormente le nostre relazioni politiche ed economiche con i Paesi del Mercosur”, ha spiegato l’eurodeputato, spronando i governi ancora reticenti a “far prevalere la ragione sull’emozione”, perché “le conseguenze complessive di un no-deal sarebbero probabilmente di gran lunga superiori alle carenze di un accordo imperfetto”.