Bruxelles – Tanto attivismo, tanti soldi e pochi risultati. A livello politico l’Unione europea si è mossa per cercare di regolamentare il flusso dei richiedenti asilo e provvedere all’assistenza delle persone migranti, ma nella pratica i risultati di questi sforzi non si vedono per amministrazioni pubbliche ancora all’insegna di troppa burocrazia e non in grado di far fronte alla sfida. La Corte dei conti dell’Ue, nella speciale relazione dedicata al tema, invita alla pazienza e, implicitamente, a maggiori sforzi.
In estrema sintesi la situazione fotografata dai revisori dei conti di Lussemburgo è un misto di luci e ombre. Da una parte le misure finanziate a titolo del Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) – circa un miliardo di euro per il periodo di bilancio 2014-2020, e 1,9 miliardi per il bilancio 2021-2027 – sono state “utili per fornire sostegno all’integrazione“. Dall’altra parte, però, si rilevano carenze, a partire dalla “complessità amministrativa dei programmi sostenuti che rischia di limitarne il valore aggiunto”, e programmi per immigrati che “non sempre sono adattati alle esigenze”.
A questo si aggiungono le informazioni carenti, insufficienti e poco chiare dei governi nazionali sui risultati conseguiti in termini di integrazione. Il nodo della questione, spiega Viorel Ștefan, il membro della Corte responsabile della relazione, è che “in assenza di obblighi di legge, gli Stati membri non monitorano in modo uniforme le azioni intraprese per aiutare i migranti a superare gli ostacoli sul cammino verso l’integrazione”. Di conseguenza, lamenta, “è difficile valutare il contributo apportato dal Fondo all’integrazione dei migranti”.
La raccomandazione alla Commissione europea, in collaborazione con gli Stati membri, riguarda non a caso una maggiore affidabilità dei dati, migliori monitoraggio e rendicontazione sul sostegno a titolo del fondo Amif. All’esecutivo comunitario si chiede inoltre di perfezionare il quadro di rendicontazione entro la fine del 2026 al fine di valutare meglio l’impatto dell’Amif sui percorsi di integrazione.