Bruxelles – L’industria dell’auto europea è sempre più Cina-dipendente. Nell’ultimo decennio è iniziato un percorso che ha accresciuto sempre di più il peso di Pechino in un comparto da sempre strategico per l’Ue, ed in particolare la sua principale economia, quella tedesca. A rilevarlo Eurostat, nei dati e nell’approfondimento sulle tendenze. Dall’analisi del valore aggiunto nazionale ed estero nelle esportazioni automobilistiche dell’Ue emerge “un trend interessante”, secondo l’istituto di statistica europeo: “La Cina è emersa come un attore chiave nell’industria automobilistica, non solo come importante importatore di veicoli Ue, ma anche come fornitore cruciale di input richiesti dal settore automobilistico Ue per le sue esportazioni“.
In sostanza l’Unione europea vende in Cina e si affida sempre più alla Cina per i materiali che servono a realizzare le auto che poi vengono vendute in giro per il mondo. Una situazione che dimostra ancora una volta i legami sempre più delicati di dipendenza economica con Pechino. Il controllo dei porti europei, ma più in generale una presenza sempre più forte nelle economie dei Paesi con la moneta unica che suscitano le inquietudini persino della Bce, sono fenomeni tutt’altro che recenti e i dati di Eurostat non fanno che confermare una volta di più l’espansionismo cinese in Europa.
Un cambio di equilibri che si intreccia con la politica oltre Atlantico. Storicamente, ricorda ancora l’istituto di statistica europeo, gli Stati Uniti sono stati il principale motore del valore aggiunto dell’Ue nei prodotti per veicoli, rappresentando oltre il 22 per cento del valore aggiunto interno totale nel 2015. Tuttavia, negli ultimi anni, la Cina è emersa come il principale utente finale, superando gli Stati Uniti in termini di importanza. Questo spostamento rappresenta un aumento di 7,7 punti percentuali nella quota della Cina rispetto al 2015. Questo cambio di orientamenti rischia di incidere nelle relazioni tra Ue e Stati Uniti quando il nuovo presidente, Donald Trump, si sarà insediato alla Casa Bianca (20 gennaio 2025).