Bruxelles – L’Unione europea a metà tra un mediatore e un giudice nel caso che coinvolge la piattaforma online TikTok e le elezioni in Romania. A seguito di “varie irregolarità” sollevate dalle autorità rumene dopo le elezioni di domenica 24 novembre – e in vista del ballottaggio previsto l’8 dicembre – la Commissione europea ha convocato oggi (29 novembre) una tavola rotonda con rappresentanti delle piattaforme digitali, compresa TikTok, e rappresentanti del Paese, nell’ambito del regolamento Ue sui servizi digitali (Dsa).
“Lo abbiamo fatto prima delle elezioni in Slovacchia, delle elezioni in Lussemburgo e delle elezioni europee – ha ridimensionato un portavoce della Commissione europea-, si tratta di una pratica comune che tendiamo a fare nell’ambito del Dsa. Elezioni libere ed eque sono il fulcro delle nostre democrazie e questa è anche la pietra miliare” del regolamento Ue sui servizi digitali. Ma quel che sta succedendo a Bucarest è una novità, con il Consiglio Supremo della Difesa nazionale rumeno che ha denunciato “una massiccia esposizione” di uno dei candidati “sulla base di un trattamento preferenziale di TikTok”.
Il primo turno delle elezioni per eleggere il nuovo capo dello Stato in Romania ha fatto scalpore. La vittoria a sorpresa del candidato indipendente e anti-sistema Călin Georgescu, in testa rispetto alla sfidante liberale Elena Lasconi ha posto molti interrogativi, sia a livello nazionale, sia a livello europeo. Non basta che Georgescu sia marcatamente filo-russo e anti-Nato, ma a fare discutere è anche il fatto che i suoi consensi sono molto legati alla campagna elettorale svolta sfruttando la piattaforma TikTok. Così, mentre a Bruxelles vogliono vederci chiaro, la Corte costituzionale rumena ha già disposto il riconteggio dei voti, accogliendo il ricorso presentato da due altri candidati in lizza alla consultazione del 24 novembre.
Le (blande) regole di TikTok
TikTok, come le altre grandi piattaforme social, è regolamentata dal Dsa, che si occupa di assicurare la sicurezza nell’uso dei servizi online, soprattutto se questi hanno un impatto sulla vita democratica di un paese. Teoricamente, nelle stesse linee guida dell’azienda cinese, è garantito un controllo riguardo alla disinformazione che può causare “danni significativi agli individui o alla società, indipendentemente dalle intenzioni”. Viene indicato la presenza di partner esterni che valutano la veridicità delle informazioni e evitano la diffusione di fake-news.
Sulle elezioni, la politica di TikTok prevede che non possano avvenire promozioni a pagamento, pubblicità politica o la raccolta fondi da parte di membri di partiti politici, per evitare che ci siano “interferenze con gli elettori” e se i contenuti possono “ostacolare la capacità di un elettore di prendere una decisione informata“.
La Commissione europea, ad ottobre, aveva richiesto alla piattaforma delle informazioni ai sensi del regolamento sui servizi digitali, chiedendo chiarimenti sui sistemi di raccomandazione dei contenuti, per tutelare i fruitori del social da informazioni dannose. Nello specifico, a TikTok era stato richiesto di chiarire all’esecutivo Ue cosa la piattaforma stava facendo per limitare la manipolazione delle informazioni, relativamente anche alla necessità di “mitigare i rischi legati alle elezioni, al pluralismo dei media e al discorso civico, che potrebbero essere amplificati da alcuni sistemi di raccomandazione”.
L’eco della disinformazione risuona in Romania
Il rischio era ben chiaro, da prima che in Romania emergesse un problema relativamente all’uso dei social in modo massiccio per le campagne elettorali.
Georgescu non aveva mai nascosto le sue opinioni, secondo quanto rileva l’Osservatorio bulgaro dei social media (che si occupa anche di Romania) e l’Osservatorio europeo sui social media.
In generale, il pressoché sconosciuto Georgescu ha guadagnato il sostegno dell’elettorato, in primis, perché ha rappresentato un’alternativa alla politica tradizionale e ha portato un messaggio anti-establishment costante.
Il problema è che i sondaggi davano una percentuale che è stata la metà di quelli che sono stati i risultati effettivi, sollevando perplessità su potenziali influenze esterne, come quella russa. Non è stato nemmeno convincente non sapere il budget del candidato né le fonti di finanziamento, soprattutto per la pubblicità.
TikTok è stato la cassa di risonanza perfetta per poter rendere virali i suoi contenuti, che durante la campagna presidenziale hanno avuto un picco di seguito. La piattaforma, dal canto suo, ha comunicato di aver rispettato le proprie linee guida e aver rimosso 88 annunci pubblicitari relativi a contenuti politici non regolari. Se consideriamo che le inserzioni rimosse contavano oltre tre milioni di visualizzazioni e la perdita economica per la campagna è stata minima, la conclusione è che comunque questi annunci hanno fatto il loro lavoro.
Sono i contenuti proposti che dimostrano delle lacune evidenti nel meccanismo di TikTok di controllare le informazioni pubblicate online. Un classico fenomeno che succede con i social media è quello delle echo chamber, le camere dell’eco, che funzionano con una proposta ripetuta di contenuti allineati a quelli precedentemente visualizzati e graditi. Repetita iuvant e nelle campagne elettorali ripetere messaggi semplici, come quelli dei social, funziona perfettamente.
Anche in Romania, dove la creazione di ambienti virtuali chiusi in cui le idee di Georgescu erano le uniche esistenti e validate, ha permesso di rafforzarle. L’assenza di altri punti di vista ha solo facilitato a convincere gli elettori già allineati e a convincere i dubbiosi.
Dal punto di vista europeo dovrebbe squillare un campanello di allarme. Se già i quotidiani rumeni parlano già di maxi-multe per la piattaforma, di cui da Bruxelles ancora non si sa nulla di ufficiale, sicuramente si è aperto un caso che riguarda il rapporto tra social media e democrazia. E fa ancora più preoccupare in vista del ballottaggio dell’8 dicembre, in cui si rischia di vedere eletto un candidato contro tutti i valori europei, grazie al grande aiuto (indiretto) proprio di TikTok.