Bruxelles – Attenzione alla spesa pubblica, consolidamento di bilancio, riduzione del debito e riforme. Un menù politico tanto chiaro quanto facile da riassumere in una parola: austerità. Tra i capifila di questo orientamento di bilancio Austria e Paesi Bassi, che oggi questa dottrina da loro professata per anni se la vedono applicare. Perché, strano ma vero, i protagonisti dei rigore hanno situazioni di deficit e debito troppo fuori controllo per non indurre la Commissione europea a intervenire. Risultato: richiesta di correzione del piano di rientro per Amsterdam, richiesta di avvio di procedura per deficit eccessivo per Vienna.
Corsi e ricorsi storici. Proprio chi chiedeva regole e rigide e rigido rispetto delle stesse adesso sono richiamate all’estero. Nell’ambito del semestre europeo, il ciclo di coordinamento delle politiche economiche, l’esecutivo comunitario ritiene che il piano di rientro per deficit e debito dei Paesi Bassi ecceda i massimali di spesa netta sia in termini annuali che cumulativi, e si chiedono le correzioni del caso. Un duro colpo per il governo di estrema destra.

“E’ vero che ci sono regole rigide che onestamente io personalmente non avrei voluto, ma se si vogliono regole di un certo tipo poi ci viene chiesto di far attuare le regole che qualcuno ha voluto”, sintetizza il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. Un commento richiesto dai cronisti presenti in sala stampa, e che conferma da una parte come la Commissione europea, in quanto guardiana dei trattati, deve far rispettar le regole comuni, mentre dall’altra evidenzia una volta di più l’effetto boomerang dell’austerità per chi ha voluto austerità.