Bruxelles – Alle presidenziali in Romania è arrivato primo, in maniera piuttosto inaspettata, il candidato populista e filorusso Călin Georgescu, sorpassando il premier socialdemocratico in carica Ion-Marcel Ciolacu e la sfidante liberale Elena-Valerica Lasconi, che si trovano in un testa a testa per il secondo posto. Ma siccome nessuno ha ottenuto la maggioranza assoluta delle preferenze, si andrà al ballottaggio a inizio dicembre, una settimana dopo le elezioni legislative per rinnovare il Parlamento.
I numeri del voto
Con poco più del 52 per cento di affluenza (circa 9,4 milioni di elettori), il primo turno delle presidenziali romene di domenica scorsa (24 novembre) ha visto arrivare in testa, a sorpresa, il candidato populista Călin Georgescu, che si è portato a casa il 22,95 per cento dei voti (oltre 2,1 milioni di preferenze) secondo i dati forniti dal Comitato elettorale permanente di Bucarest, con scrutinio completato al 99,98 per cento.
Dietro di lui sono arrivati, sostanzialmente a pari merito, la candidata liberale Elena-Valerica Lasconi (19,17 per cento e più di 1,7 milioni di voti) e il primo ministro in carica Ion-Marcel Ciolacu (col 19,15 per cento e circa 2mila voti in meno di Lasconi). Dato il distacco marginale, i due si giocano il secondo posto e, di conseguenza, l’accesso al ballottaggio. Quarto è arrivato George-Nicolae Simion, leader dell’Aur, un altro partito filorusso e populista di destra radicale.
Si tratta di un risultato inaspettato, dato che tutti i sondaggi della vigilia davano il premier europeista Ciolacu – esponente del Partito socialdemocratico (Psd) che governa il Paese dal 2021 – come favorito e Simion come probabile sfidante al ballottaggio. Ora, Georgescu dovrà affrontare uno tra Ciolacu e Lasconi (leader del partito liberale Usr) nel secondo turno fissato per il prossimo 8 dicembre. Il ballottaggio arriverà una settimana esatta dopo le elezioni politiche, in calendario per il primo dicembre, in cui i romeni saranno chiamati a rinnovare il Parlamento di Bucarest.
Chi è Georgescu
Georgescu, che ha 62 anni, si è candidato da indipendente, ma non è la prima volta che si affaccia sulla scena politica romena. Dottorato in scienza del suolo (che lo ha abilitato all’insegnamento universitario) e una carriera da consulente, negli anni Novanta ha ricoperto diversi incarichi nel ministero dell’Ambiente, prima di rappresentare Bucarest nel programma ambientale dell’Onu (Unep) tra il 1999 e il 2012.
Fino al 2022 faceva anche lui parte di Aur, il partito nazionalista, populista e filorusso co-fondato da Simion (il quale continua a caldeggiare l’unificazione della Romania con la Moldova), fino a che non è stato espulso per aver espresso pubblicamente simpatia per Ion Antonescu, il dittatore e collaborazionista del Terzo Reich che ha tenuto in pugno il Paese balcanico tra il 1940 e il 1944, motivo per cui il procuratore generale romeno ha accusato il 62enne di aver promosso “persone responsabili di genocidio”.
Georgescu ha fatto campagna elettorale su TikTok, mettendo in discussione sia il supporto all’Ucraina sia l’appartenenza di Bucarest alla Nato. In un’intervista un paio d’anni fa aveva definito il presidente russo Vladimir Putin uno dei pochi “veri leader” a livello mondiale, e ha espresso ammirazione per le abilità da “negoziatore” del primo ministro ungherese Viktor Orbán.
Il mandato presidenziale in Romania dura cinque anni ed è rinnovabile una sola volta: per questo, il presidente in carica Klaus Iohannis (eletto nel 2014 e confermato nel 2019) si dovrà ora fare da parte. Tra i poteri più importanti del capo dello Stato ci sono quelli negli ambiti della sicurezza nazionale, della politica estera e delle nomine dei quadri del sistema giudiziario.