Bruxelles – Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, sposa in pieno l’ipotesi suggerita al vertice di Varsavia dal collega Antonio Tajani e dai suoi omologhi di Francia, Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito. Gli eurobond per la difesa sono “un’idea da accogliere con favore”, perché “garantirebbero in modo europeo l’indebitamento delle nazioni” per raggiungere l’obiettivo Nato del 2 per cento del Pil da destinare alla difesa. Un obiettivo che ancora manca all’Italia e ad altri sei Paesi del blocco Ue.
A margine del Consiglio Ue Affari Esteri e Difesa, Crosetto ha insistito sul fatto che ricorrere all’indebitamento comune “toglierebbe ad ogni nazione il peso di avere interessi sul debito diversi” e “renderebbe la sicurezza e la difesa un patrimonio comune”. Tra gli Stati membri dell’Ue che fanno parte dell’Alleanza Atlantica, anche Belgio, Croazia, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna non hanno ancora raggiunto l’asticella del 2 per cento del Pil in spese militari.
Nel caso dello Stivale, “diversi governi si sono impegnati a raggiungere” l’obiettivo Nato, ma “ogni volta che si fa la legge di bilancio ci sono difficoltà”, ha dichiarato il ministro meloniano. Secondo Crosetto, il problema si potrebbe aggirare “eliminando i vincoli europei per quanto riguarda l’incidenza delle spese della difesa sul patto di stabilità”, perché “in un momento di insicurezza totale non vanno messe in concorrenza con quelle per istruzione e sanità“.
Mentre l’Italia è arrivata con fatica all’1,49 per cento del Pil, ci sono già quattro Paesi membri – Grecia, Lettonia, Estonia e Polonia – addirittura sopra il 3 per cento. Varsavia ha toccato il 4,12 per cento. “Noi abbiamo preso l’impegno per il 2 per cento, so che non sarà abbastanza, ma per ora mi sembra che basti quello”, ha commentato ancora Crosetto.
I ministri della Difesa dei 27 hanno discusso con l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, della necessità di seguire l’esempio degli Stati Uniti ed eliminare le restrizioni all’Ucraina sull’utilizzo delle armi sul territorio russo. In mattinata – in occasione dei mille giorni dall’inizio dell’invasione russa – lo stesso Volodymyr Zelensky ha insistito in tal senso di fronte al Parlamento europeo, spiegando che per costringere Mosca ad un negoziato significativo bisogna “prima che vengano distrutti i suoi depositi di munizioni, la sua logistica militare, le sue basi aeree”.
La decisione spetta alle singole cancellerie, e l’Italia è tra gli Stati membri che ha escluso di permettere a Kiev di contrattaccare in Russia con le proprie armi. Posizione confermata da Crosetto a margine dai lavori. “Non mi pare che finora ci siano state lamentale ucraine sulle restrizioni agli aiuti italiani”, ha glissato il ministro, rivendicando poi il contributo italiano alla resistenza Ucraina. “Abbiamo contribuito più di ogni altro Paese, abbiamo dato due batterie su cinque dei nostri sistemi di difesa antiaerea”, ha ricordato il ministro.