Bruxelles – Una trattativa lunga ormai un quarto di secolo, a cui la Commissione europea vuole mettere il punto definitivo. Ma per chiudere l’Accordo di libero scambio Ue-Mercosur – sempre se Ursula von der Leyen riuscisse nell’impresa di strappare il sì a Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay – alla fine servirà l’approvazione anche dei Paesi membri. E mentre al G20 di Rio la leader Ue insiste con i partner latino americani, a Bruxelles i ministri dell’Agricoltura dei 27 fanno il punto. A fare rumore è la posizione di Italia e Francia: l’accordo, così com’è, è “inaccettabile”. O per lo meno “non condivisibile”.
Non un’opposizione di principio, ma un messaggio lanciato da Parigi e Roma dall’altra parte dell’Atlantico, dove von der Leyen, a margine di un incontro con il presidente del Brasile Lula, ha ribadito la “grande importanza economica e strategica” dell’accordo Ue-Mercosur. Per Italia e Francia, ad oggi, i termini dell’accordo rischierebbero di essere fermati da una minoranza di blocco al Consiglio dell’Ue, a cui spetta di diritto il via libera finale. Se l’Esagono guida da tempo il fronte dei ‘no’, anche in risposta alle continue proteste degli agricoltori transalpini, il ministro per l’Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, ha rimesso fortemente in discussione il possibile via libera ad un eventuale accordo da parte del governo italiano.
“Così come è impostato il trattato Ue-Mercosur non è condivisibile“, ha dichiarato in una nota Lollobrigida. Che ha poi spiegato, a margine del Consiglio Ue Agricoltura e Pesca a Bruxelles, che “ad oggi, nonostante siamo a favore di mercati aperti e regolati, l’Europa non è in grado di garantire la tutela dei propri imprenditori con accordi commerciali” con Paesi che hanno “costi di produzione estremamente più bassi”. Il punto è che, tra l’Ue e i quattro dell’America Latina, “è evidente che le attuali economie, organizzazione del lavoro e rispetto delle norme di carattere ambientale siano estremamente differenti tra i due contesti”.
Una posizione che ricalca quella dei grandi della filiera: Coldiretti, in una nota, ha ribadito che “senza la garanzia della reciprocità delle regole l’accordo Ue-Mercosur non può essere sottoscritto, poiché causerebbe gravissimi danni all’agroalimentare italiano ed europeo, con potenziali rischi anche per la salute dei consumatori”. Sulle parole di Lollobrigida è intervenuto immediatamente anche il vicepremier Antonio Tajani, cercando di mantenere uno spiraglio aperto. Il governo italiano è “favorevole in principio” all’accordo di libero scambio con Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay, ma “ci sono dei punti che devono essere risolti perché non sono di pieno soddisfacimento per l’Italia”, ha spiegato Tajani.
Decisamente meno diplomatico il suo omologo francese, Jean-Noël Barrot, che ha definito “inaccettabile” l’accordo. Il motivo è lo stesso: “Non è pensabile che imponiamo ai nostri produttori vincoli forti in Europa e poi non chiediamo ai nostri partner commerciali di rispettare questi stessi requisiti”, ha insistito Barrot. Sulla stessa linea il Belgio, il cui ministro federale per l’Agricoltura, David Clarinval, ha minacciato di far saltare il banco in assenza di “clausole a specchio”, vale a dire piena reciprocità in termini di impegni, requisiti e standard.
All’opposto, sono in particolare Germania e Spagna a spingere perché l’accordo venga finalmente finalizzato. Quest’ultima legata da una forte vicinanza culturale e commerciale ai Paesi dell’America Latina. Il ministro dell’Agricoltura di Madrid, Luis Planas Puchades, ha denunciato una “certa mitologia intorno al Mercosur non in linea con la realtà o con la situazione attuale”, aggiungendo che, “in particolare dopo le elezioni americane”, invece di “chiudersi in se stessa” l’Ue dovrebbe “estendere la rete degli accordi commerciali con i Paesi terzi per mantenere l’influenza economica e commerciale”.
Per von der Leyen però, gli ostacoli vanno oltre le capitali europee. Il settore primario – e in particolare quegli agricoltori a cui la leader ha promesso un occhio di riguardo nel suo nuovo mandato – non vogliono aprire le porte dell’Europa a prodotti agro-alimentari che considerano dannosi in termini di concorrenza. E gli stessi quattro del Mercosur sembrano aver perso interesse. Perché, se l’Ue esporta in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay merci per un valore di 55,7 miliardi all’anno (secondo solo alla Cina), per il Mercosur Bruxelles è soltanto il decimo partner commerciale per mole di scambi. Nel 1999, il 40 per cento delle esportazioni agricole del Brasile era destinato all’Europa, oggi è solo il 13 per cento. Su tutti e quattro pesa la nuova influenza cinese, con l’Uruguay che ha già intavolato trattative per un accordo commerciale bilaterale con Pechino.