Bruxelles – I numeri non sono cambiati. Non c’è notizia, dunque. Peggio: non ci sono buone notizie. Perché il fenomeno della resistenza agli antibiotici invece permane, e continua a rappresentare un problema che la Commissione europea intende risolvere. La responsabile per la Salute, Stella Kyriakides, in vista della giornata europea per la consapevolezza sugli antibiotici, vuole tenere alta l’attenzione su quella che è la vera piaga dell’era contemporanea.
“La resistenza antimicrobica è una delle più grandi minacce per la salute dei nostri tempi, con un costo umano inaccettabilmente elevato”, sottolinea Kyriakides. “E’ responsabile di circa 35mila decessi ogni anno nell’area dello Spazio economico europeo“, vale a dire i Paesi Ue più Islanda, Norvegia e Lichtenstein, di circa 4,95 milioni di decessi a livello globale, e “senza un intervento urgente, potrebbe causare quasi 40 milioni di decessi in tutto il mondo entro il 2050“.
Il problema di fondo è culturale, e legato ad un uso errato del farmaco. Utilizzare antibiotici quando non è strettamente necessario porta il corpo umano a sviluppare resistenza al farmaco stesso, che nel momento del bisogno cessa di fare effetto. Vuol dire che in caso di malattia in sostanza è come se non ci si curasse. E’ questo il motivo dei tanti, troppi decessi prematuri, tutti evitabili. Una strage silenziosa di portata sempre maggiore, visto che nell’ultimo decennio le vittime da resistenza antimicrobica sono cresciute. Kyriakides parla di circa 35mila morti l’anno, quando nel 2014, dieci anni fa, le cifre indicavano 25mila morti.
“La lotta contro la resistenza agli antibiotici non è solo una questione di politica e investimenti, per quanto cruciali siano”, sottolinea Kyriakides, che invita la società civile a riflettere su “l’uso responsabile, per noi stessi e per i nostri figli, di antibiotici, nonché misure di igiene di base e prevenzione delle infezioni”. La chiave per rispondere a questa sfida passa proprio per la sensibilizzazione, come la giornata europea appositamente voluta e dedicata al tema. “Insieme, sensibilizzando e facendo scelte informate, ognuno di noi può contribuire a ridurre l’aumento e l’impatto della resistenza antimicrobica”.
L’Ue è decisa a fare la propria parte. L’obiettivo, ricorda la commissaria per la Salute, è “guidare gli sforzi per un impegno delle Nazioni Unite a ridurre i decessi globali correlati alla resistenza antimicrobica del 10 per cento entro il 2030. Un impegno assunto a livello internazionale che, se mantenuto, vorrebbe dire salvare la vita a 495mila persone.