Bruxelles – Una crescita minore del previsto, frenata da fattori esterni e fragilità interne, e una traiettoria di risanamento dei conti solo in parte discendente, perché mentre il deficit è destinato a ridursi il debito invece seguirà la strada opposta. Non sono delle previsioni economiche proprie rosee, quelle che la Commissione europea traccia per l’Italia. Numeri e cifre che contengono anche qualche richiamo per Giorgia Meloni e il suo governo, a cui si chiede di rimettere mano all’agenda politica per cambiare passo.
Rispetto alle previsioni economiche di maggio, Bruxelles taglia le stime di crescita. Alla fine dell’anno il Prodotto interno lordo (Pil) avrà fatto registrare un +0,7 per cento, e a fine 2025 si prevede +1 per cento. Rispetto alle stime precedenti tagliati di 0,2 e 0,1 punti percentuali rispettivamente. Nel 2026 il percorso di crescita sarà solo parzialmente migliorato, all’1,2 per cento, ma con l’Italia comunque attesa a rivestire nuovamente la maglia nera per performance economica. Nessuno, nel 2026, crescerà meno del Paese.
Sforzi su deficit, aumento del debito
Sono soprattutto i conti pubblici ad attrarre la lente di ingrandimento dei servizi della Commissione europea. Da una parte si riconosce lo sforzo per riportare il rapporto deficit/Pil all’interno della soglia di riferimento del 3 per cento. Un percorso che richiederà però ancora due anni. Il rapporto è atteso al 3,8 per nel 2024 (dal 7,2 per cento del 2023), per poi arrivare al 3,4 per cento nel 2025 e attestarsi al 2,9 per cento nel 2026. Una traiettoria di riduzione che richiede più tempo del previsto per le scelte del governo, prime fra tutte le rimodulazione dell’Irpef.
Diverso il capito debito, che è atteso in aumento rispetto agli impegni previsti dal nuovo patto di stabilità. Dopo essere sceso al 134,8 per cento del Pil nel 2023, vicino al suo livello pre-pandemia, si prevede che il rapporto debito/Pil aumenterà nel 2024-26, raggiungendo il 139,3 per cento alla fine del periodo, “nonostante saldi primari positivi e in aumento”. Questo aumento previsto è guidato da aggiustamenti stock-flow correlati all’impatto ritardato sull’indebitamento di cassa dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie che incidono sui deficit degli anni precedenti, mentre il differenziale tra tasso di interesse e tasso di crescita diventa meno favorevole.
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Avanti con il Pnrr
Per l’Italia e il suo governo un altro appunto di Dombrovskis: “È fondamentale che gli Stati membri realizzino tutte le riforme e gli investimenti nei loro piani di ripresa”.