Sì è registrata oggi l’ennesima spaccatura della maggioranza del Parlamento europeo che ha sostenuto il secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. In un voto sulla legge contro la Deforestazione il Partito popolare europeo ha presentato una serie di emendamenti che sono stati approvati, alcuni sul filo del rasoio, con i voti delle destra e dell’estrema destra e che hanno portato a modifiche del testo originale presentato dalla Commissione, a favore del quale si era espresso il resto della “maggioranza” e grande parte del mondo imprenditoriale.
Al di là dei contenuto della proposta di legge (che ora dovrà essere negoziato con il Consiglio) la questione politica che si è posta oggi è definitiva: il Ppe ha scelto di creare una situazione che ha prodotto una maggioranza diversa da quella che ha sostenuto la presidente eletta della Commissione. Non è la prima volta che questo accade in questa legislatura e dunque il punto di non ritorno è arrivato: Il Ppe si riconosce in una maggioranza politica europeista, schierata al fianco dell’Ucraina, come ha chiesto von der Leyen al momento del voto sulla sua nova presidenza, o intende prescindere da questi valori e giocare da battitore libero ed allearsi con chi vuole, di preferenza, con la destra dei Patriots di Orban?
E’ il momento della verità, ed i socialisti, i liberali ed i verdi, le forze che hanno sostenuto il secondo mandato della presidente della Commissione devono pretendere chiarezza dai popolari.
Per farlo c’è una sola strada: ritirare l’appoggio ai nuovi commissari, tutti in blocco, per costringere il Ppe ad una scelta, o confermare la maggioranza “ufficiale” con socialisti, liberali e quella sorta di “appoggio esterno” dei verdi, o allearsi con i conservatori di Ecr (dei quali fanno parte Fratelli d’Italia) e con i Patriots, dei quali fanno parte i deputati della Lega, di Orban e di Le Pen.
La maggioranza in Parlamento può essere diversa da quella (che non esiste) attuale, ma deve essere messo in chiaro, i partiti devono assumersi responsabilità di fronte agli elettori ed alle Istituzioni, che devono essere stabili ed affidabili, qualunque sia il loro orientamento politico.
Si dirà che in questo momento di disordine mondiale, con la presidenza Trump alle porte, l’Ue deve mostrarsi coesa e forte, e dunque mettere in crisi la nascente Commissione sarebbe un danno. Ma sarebbe un danno ben maggiore non sapere quali forze sostengono l’Unione europea, sarebbe un danno maggiore se la maggioranza parlamentare fosse fluida anche sui temi più importanti. Nel Parlamento europeo, per sua natura, le maggioranze sono spesso variabili, ma sempre attorno ad un nucleo centrale di valori e di progetti chiaro. Le forze del centro sinistra non possono trovarsi nella condizione di sostenere una Commissione che poi viene smentita da una maggioranza parlamentare che di fatto è diversa da quella che l’ha eletta.