Bruxelles – L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, proporrà ai Paesi membri di sospendere il dialogo politico con Israele. Un’iniziativa che rende l’idea di quanto la fiducia tra i due partner si sia incrinata alla luce delle ripetute violazioni del diritto internazionale commesse da Tel Aviv nella guerra a Gaza e in Libano. Un lascito politico da parte del capo della diplomazia Ue, giunto alla fine del suo mandato, che però difficilmente verrà colto dai 27: per qualsiasi modifica dell’Accordo di associazione che regola i rapporti tra Ue e Israele, è richiesta la regola dell’unanimità.
L’iniziativa, annunciata ieri (13 novembre) agli ambasciatori dei Paesi Ue, verrà formalizzata lunedì 18 novembre in occasione del Consiglio Affari Esteri. Con ogni probabilità, l’ultimo convocato da Borrell prima di lasciare la guida del Servizio Europeo di Azione Esterna (Seae) all’estone Kaja Kallas. Una proposta che parte già in salita: secondo quanto riferito da fonti diplomatiche, alla riunione dei rappresentanti permanenti la maggior parte dei Paesi che si sono espressi “si sono detti contrari”.
In sostanza, come ha spiegato il portavoce del Seae, Peter Stano, Borrell chiederà ai ministri degli Esteri dei 27 “di valutare se vi sia effettivamente una violazione dei diritti umani (da parte di Tel Aviv, ndr), come previsto dall’articolo 2 dell’accordo di associazione Ue-Israele, e di prendere in considerazione eventuali decisioni o misure dell’Ue“. L’Alto rappresentante Ue aveva già annunciato il mese scorso di voler superare l’impasse scaturita dal rifiuto di Israele di convocare un Consiglio di Associazione con Bruxelles in cui discutere del rispetto dei diritti umani nel conflitto in Medio Oriente. “Gli Stati membri volevano discuterne prima direttamente con Israele nell’ambito del Consiglio di associazione, ma nelle discussioni del mese scorso è apparso evidente che non si terrà presto”.
In quell’occasione, Borrell aveva affermato che “il diritto umanitario è sepolto sotto le macerie di Gaza”. Alla luce di questo, l’Alto rappresentante la sua proposta l’ha già formulata: sospendere il capitolo relativo al dialogo politico nel quadro dell’Accordo di associazione Ue-Israele. Una mossa simbolica, non esattamente ciò che chiedono da mesi Spagna e Irlanda, cioè di rivedere l’accordo di associazione nella sua interezza, per poter fare leva su Israele anche dal punto di vista economico sospendendo le parti relative alle agevolazioni commerciali.
Nel documento che regola i rapporti tra Bruxelles e Tel Aviv, il dialogo politico costituisce il primo dei nove capitoli, ed è composto solamente da tre articoli, dal 3 al 5. Il primo afferma che “tra le Parti si instaura un dialogo politico regolare” per “sviluppare una migliore comprensione reciproca e una crescente convergenza di posizioni sulle questioni internazionali” e per “rafforzare la sicurezza e la stabilità regionali”. L’articolo 4 sostiene che tale dialogo deve tendere agli “obiettivi comuni, in particolare la pace, la sicurezza e la democrazia“. L’ultimo elenca le modalità di svolgimento del dialogo: a livello ministeriale, di alti funzionari, “fornendo regolarmente informazioni a Israele su questioni relative alla politica estera e di sicurezza comune, che saranno ricambiate”, e a livello di Parlamenti, tra l’Eurocamera e la Knesset.