Bruxelles – Alla fine, tutto il mondo è paese e le aule di Bruxelles si trasformano all’occorrenza in megafoni delle beghe nazionali. Così, l’audizione all’Eurocamera della socialista spagnola Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione europea designata per una transizione pulita, giusta e competitiva, è diventata teatro di un feroce scontro sulle responsabilità della tragica alluvione di Valencia, costata la vita a 222 persone. Con il risultato che, ora più che mai, la tensione all’interno della maggioranza europeista è alle stelle. Proprio nel momento in cui c’è da dare il via alla squadra di vicepresidenti di Ursula von der Leyen.
La destra spagnola, sotto accusa per come ha gestito l’emergenza nella regione di Valencia – nella quale governano insieme il Partito Popolare (Pp) e l’estrema destra di Vox -, ha approfittato del faccia a faccia con Ribera, attuale ministra per la Transizione ecologica del governo socialista di Pedro Sanchez, per scaricare le colpe su Madrid. Gli eurodeputati spagnoli del Partito popolare europeo e del gruppo sovranista dei Patrioti per l’Europa hanno accusato Ribera di “nascondersi” a Bruxelles e affermato che “non dovrebbe far parte del collegio dei commissari, ma che dovrebbe invece “essere seduta in tribunale”, in attesa del giudizio per le sue azioni. Il vicepresidente del gruppo socialista (S&d), Mohammed Chahim, durante l’audizione ha definito “preoccupante” la “difficoltà a distinguere le domande del Ppe da quelle dei Patrioti“.
Ribera si è smarcata dalle accuse ricordando che il sistema fortemente regionalista spagnolo prevede che sia sì il governo centrale a emettere l’allerta meteo e a mandare i mezzi richiesti alla regioni, ma che spetta alla Regione “inviare l’allerta alla popolazione” e mettere in atto “misure per proteggerla”. La ministra ha ricostruito la tragica giornata del 29 ottobre, sostenendo che “l’allerta dal governo centrale è stata data in tempo, alle 7 e mezzo del mattino”. Alle critiche rilanciate dal capodelegazione di Forza Italia, Fulvio Martusciello, Ribera ha ribadito che “sono stati gli allarmi dedicati alla popolazione e le misure di protezione che hanno fallito e non era sotto la responsabilità del governo nazionale”.
Con le spalle al muro per oltre due ore solo sulla gestione dell’emergenza Dana a Valencia – su cui riferirà la prossima settimana al Congresso spagnolo – Ribera ha contrattaccato affermando che occorre “prendere sul serio l’allerta meteo” e non “screditare l’Agenzia meteorologica spagnola”. Lo spettacolo – poco edificante – dello scaricabarile tutto spagnolo sulla responsabilità dei morti di Valencia ha relegato ai margini dell’audizione qualsiasi altro tema, anche quelli su cui ruota in effetti l’incarico assegnato da von der Leyen a Ribera. La candidata ha promesso un nuovo quadro di aiuti di Stato per sostenere i Paesi membri “nello sviluppo di energie rinnovabili e nella decarbonizzazione dell’economia europea”, ha ribadito con fermezza l’attaccamento agli obiettivi Ue sulla decarbonizzazione e ha appoggiato il principio di neutralità tecnologica per garantire una transizione competitiva del settore dell’automotive.
Che il verdetto su Ribera venisse rimandato i gruppi lo avevano già deciso in mattinata, dopo le audizioni di Raffaele Fitto e Kaja Kallas. Ma i coordinatori del Ppe e dei conservatori di Ecr nelle commissioni per gli affari economici (Econ), dell’Ambiente (Envi) e dell’industria e l’energia (Itre), avrebbero inoltre richiesto di porre ulteriori domande scritte alla socialista spagnola. “Era difficile prima dell’audizione sostenere Teresa Ribera nel ruolo di vicepresidente” alla transizione “e ora lo è ancora di più”, ha dichiarato ai cronisti l’eurodeputato tedesco Peter Liese, coordinatore del Ppe in commissione Envi, a margine dell’audizione di Ribera. Mentre il suo omologo socialista in Envi, Tiemo Wolken, ha definito “ridicola” la proposta di porre domande aggiuntive alla candidata spagnola, motivata politicamente solo perché “il Ppe si e’ unito ai popolari spagnoli” in una polemica nazionale interna.
La scelta del Ppe di prestarsi all’attacco contro la vicepresidente esecutiva socialista ha mandato su tutte le furie il gruppo S&d e mette a rischio la tenuta della maggioranza europeista, che si fonda proprio sull’alleanza delle due famiglie politiche principali all’Eurocamera. In un comunicato pubblicato oggi, il gruppo S&d ha affermato che “la leadership del Ppe ha rotto l’accordo politico delle forze democratiche pro-europee del Parlamento europeo a favore di un’agenda distruttiva del Partido Popular spagnolo”. Secondo i socialdemocratici europei, guidati dalla socialista spagnola Iratxe Garcia Perez, il Pp spagnolo “ha di fatto preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione europea sull’orlo del baratro nel modo più irresponsabile”.
Addirittura, il Pp spagnolo starebbe spingendo per rimandare la decisione su Ribera a dopo il suo intervento al Congresso di Madrid, previsto il 20 novembre. Una data che però sembra troppo vicina alla deadline del 21 novembre, quando è prevista la Conferenza dei presidenti che dovrebbe chiudere il processo di audizioni dei commissari designati. Intanto, von der Leyen prova a mettere una pezza per non sfaldare la maggioranza da cui dipende il suo esecutivo: a palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, sono attesi oggi i capigruppo di Ppe, S&d, liberali e Verdi.