Bruxelles – Le audizioni dei sei vicepresidenti esecutivi della nuova Commissione europea si sono tenute tutte martedì (12 novembre), ma la decisione dei gruppi politici sull’approvazione o la bocciatura dei candidati non arriverà prima di domani, se non addirittura la prossima settimana. Gli occhi di tutti sono soprattutto per il candidato italiano Raffaele Fitto, compagno di partito della premier Giorgia Meloni, cui dovrebbero andare le importanti deleghe della Coesione e delle Riforme. I gruppi del centro-sinistra sono divisi sulla sua nomina: non tanto per le sue competenze, ma per l’assegnazione di un ruolo così importante ad un membro dei Conservatori dell’Ecr, che non fanno parte della “maggioranza Ursula 2.0”.
Rinviata la decisione sui vicepresidenti
Quella di Fitto era la prima delle audizioni di oggi, contemporanea a quella dell’Alta rappresentante designata Kaja Kallas, mentre nel pomeriggio è toccato a Stéphane Séjourné e Roxana Mînzatu e si è chiuso con Teresa Ribera e Henna Virkkunen. Nonostante la performance del ministro meloniano abbia incontrato una ricezione tutto sommato positiva nella commissione parlamentare competente (quella per lo Sviluppo regionale), tuttavia, i coordinatori dei gruppi politici dell’emiciclo hanno deciso di rimandare a data da destinarsi la valutazione su tutti e sei i vicepresidenti. C’è chi parla di domani (13 novembre), mentre altri prevedono che la decisione slitterà addirittura alla prossima settimana.
Una decisione politica interna alla maggioranza, dicono gli eurodeputati, che si spiega con la volontà di votare sui candidati con una logica di pacchetto: si decide su tutti e sei i vicepresidenti insieme (e forse anche sul commissario designato ungherese, Olivér Várhelyi, “rimandato” dai coordinatori delle commissioni Ambiente e Agricoltura la scorsa settimana). Se cade uno, cadono tutti: un’assicurazione di mutua distruzione tra Popolari (Ppe), Socialisti (S&D) e liberali (Renew), insomma, che dovrebbe servire a far passare tutti i candidati senza scossoni. Come accaduto, sempre la scorsa settimana, con Jessika Roswall e Hadja Lahbib.
Fitto in bilico?
Gli scossoni, stavolta, potrebbero però arrivare proprio sul nome di Fitto: molti deputati dei gruppi progressisti non sono ancora convinti dalla decisione di von der Leyen di affidare una vicepresidenza esecutiva ad un esponente di un partito (Ecr) che ha votato contro il bis della popolare tedesca alla guida della Commissione lo scorso luglio a Strasburgo. La maggioranza di allora – Popolari, Socialisti e liberali, con l’appoggio esterno dei Verdi (G/Efa) – rappresentava un consenso centrista ed europeista mentre, lamentano gli esponenti delle forze politiche a sinistra del Ppe, ora il baricentro del Collegio si è spostato troppo a destra (complice la giravolta dei meloniani su von der Leyen, giunta dopo l’offerta della vicepresidenza esecutiva a Fitto).
In realtà, nel campo progressista ci sono dei distinguo. La posizione più fumosa è quella dei socialdemocratici, e in particolare della delegazione Pd: per Dario Nardella, coordinatore S&D in commissione Agricoltura, non c’è un problema su Fitto di per sé ma sull’opportunità politica di concedergli una vicepresidenza esecutiva. “Il giudizio che diamo della Commissione von der Leyen è un giudizio a chiaroscuro”, ha dichiarato ai giornalisti, poiché “ora c’è un fortissimo spostamento su posizioni conservatrici” e “c’è un problema di efficacia delle azioni di questa Commissione, a causa della frammentazione dei portafogli”, ad esempio per quanto riguarda i dossier legati all’ambiente.
Soprattutto, l’ex sindaco di Firenze ha tenuto a precisare che le audizioni parlamentari dei commissari designati costituiscono un processo distinto dal voto finale sul Collegio nella sua interezza, che avverrà in plenaria a Strasburgo. “Noi adopereremo due metri di giudizio differenti su questi due aspetti”, ha assicurato, sottolineando che “non è un elemento di poco conto, soprattutto dal punto di vista politico”. Quasi a minacciare i colleghi del Ppe che se von der Leyen non “risponderà” alle “questioni” sollevate dai Socialisti l’approvazione della Commissione potrebbe essere a rischio. Quello di cui Pd e S&D discuteranno ora sarà dunque il rischio che la maggioranza che ha sostenuto la rielezione di von der Leyen “non trovi un corrispettivo nell’assetto politico della sua Commissione e neanche nell’organizzazione delle deleghe”. Nardella ha ammesso che la performance di Fitto “non è stata priva di aspetti positivi”, ma ha rilanciato la palla in tribuna sostenendo che “matureremo la decisione finale nell’ambito del confronto con l’intera famiglia” S&D.
Sinistra e Verdi sulle barricate
Gli unici a dichiararsi delusi su tutta la linea sono stati gli eurodeputati ambientalisti e quelli della Sinistra (The Left). Secondo il co-capogruppo dei Verdi Bas Eickhout “Fitto ha dimostrato più volte, attraverso la sua affiliazione politica di estrema destra, di non sostenere” i valori fondamentali del rispetto della democrazia e dello Stato di diritto “e di non avere a cuore l’interesse dell’Ue e dei suoi cittadini”, il che “lo rende inadatto a rappresentare la Commissione in un ruolo così importante come quello di vicepresidente esecutivo”.
Gli ha fatto eco l’omologa Terry Reintke, per la quale “il Ppe rischia di far scorrere molto sangue cattivo a lungo se insiste nel far passare la nomina di Fitto contro la volontà delle altre forze” della maggioranza. Anche Ignazio Marino, eletto in Italia con Avs, si è detto “per nulla soddisfatto non solo dell’audizione di Fitto ma della forma che sta prendendo l’intera Commissione”, cioè appunto il suo sbilanciamento a destra.
Dalla sinistra radicale, la pentastellata Valentina Palmisano si è dichiarata “non soddisfatta” della performance di Fitto all’audizione, che per il suo gruppo potrebbe già essere bocciata risparmiando ai cittadini europei “questa perdita di tempo”, cioè il rinvio della decisione finale sui vicepresidenti per accomodare i “giochetti politici” delle forze centriste (una “partita invisibile che non si gioca sotto i riflettori ma nelle stanze più segrete”).
Il centro-destra blinda Fitto
Sul fronte opposto dello spettro politico, le forze di centro-destra hanno espresso il loro sostegno al candidato meloniano. Il capodelegazione di FdI Carlo Fidanza ha difeso la “visione molto chiara e innovativa delle politiche di coesione” espressa da Fitto, aggiungendo che il gruppo di Ecr sta lavorando per assicurare al commissario designato italiano “una maggioranza più ampia rispetto a quella delle sole destre”, cercando di mostrarsi come forza responsabile pro-Ue.
Ma, ha sottolineato, “pare che la questione ora non sia Fitto” bensì la candidata socialista Ribera, coinvolta nella polemica sulle alluvioni nella regione di Valencia. Fidanza ha anche voluto ribadire come i Conservatori abbiano votato a favore di quasi tutti i candidati commissari, risultando “decisivi” per raggiungere la soglia dei due terzi richiesta per l’approvazione tra i coordinatori. Ora, ha chiosato, “i gruppi di maggioranza sono in cerca di un accordo più ampio per portare a casa l’intero pacchetto facendo digerire i reciproci malumori e mal di pancia”.
Uno spettacolo indecoroso anche secondo il capodelegazione del Carroccio, Paolo Borchia, che senza mezzi termini ha definito come una “mazzata alla credibilità dell’Europarlamento” un eventuale slittamento della decisione finale sul pacchetto dei vicepresidenti alla prossima settimana. Quanto a Fitto, si è detto convinto che difenderà gli interessi italiani e ha escluso che possa essere lui “il problema” nel sostegno dei Patrioti al secondo Collegio von der Leyen.