Bruxelles – L’azienda di commercio online Temu nuovamente nell’occhio del ciclone Ue. Dopo le indagini sulle violazioni del Digital Services Act (Dsa), ora tocca alle norme per la protezione dei consumatori. Il lavoro coordinato della Commissione europea e della Rete di cooperazione per la tutela dei consumatori (Cpc) ha fatto emergere la presenza di pratiche che sono probabilmente contrarie alle norme comunitarie, in merito a cui Temu dovrà rispondere.
La Rete Cpc ha identificato una serie di elementi che sono apertamente in contrasto con la normativa europea di riferimento, il Regolamento Ue 2017/2394. Non tutela di certo il consumatore la presenza di sconti non veri oppure le “vendite sotto pressione“, con false affermazioni su forniture limitate o false scadenze di acquisto invitando a finalizzare l’acquisto velocemente. Ancora meno regolare è la cosiddetta “gamification” forzata, cioè l’obbligo per i consumatori che usano il sito Temu a partecipare a false ‘ruote della fortuna’ per entrare nel sito e vincere promozioni e scontistiche.
In aggiunta, non verrebbe rispettato il diritto del consumatore al reso e a ricevere i rimborsi, con poche informazioni disponibili (spesso fuorvianti, per altro) e sembra sia impossibile interagire direttamente con l’azienda, visto che sono difficilmente trovabili i contatti. Grave è la presenza di recensioni che le autorità nazionali di Cpc parte dell’indagine sospettano essere false, per cui vengono millantate le qualità di prodotti ingannando i consumatori.
In aggiunta, al colosso della vendita online cinese è stato chiesto di conformarsi anche ad altre parti del Regolamento Ue, come garantire che tutte le dichiarazioni ambientali siano accurate e comprovate.
Temu ha un mese per difendersi dalle accuse della Rete Cpc ed elaborare una strategia su come tutelare i consumatori rispettando le norme del diritto Ue. Non è scontato che riesca a convincere l’esecutivo Ue e i “guardiani” della tutela dei consumatori. Due sono le possibilità: se Temu propone una soluzione convincente per la Rete Cpc, si aprirà un dialogo con l’azienda di mediazione. Se le richieste europee non verranno considerate, le autorità nazionali potranno adottare misure per garantire la conformità, come ammende sul fatturato annuo dell’azienda.