Di Ian Lesser
L’Europa non è stata colta di sorpresa. I circoli politici all’interno e all’esterno dell’Ue si stanno preparando da tempo per una potenziale vittoria di Donald Trump.
La preoccupazione attuale, tuttavia, è diversa da quella del 2016, quando l’attenzione era rivolta alla gestione di Trump come personalità politica. La questione persiste, ma ora ci sono altre questioni più preoccupanti.
In primo luogo, è probabile che le differenze commerciali e regolamentari esistenti nell’Atlantico impallidiscano di fronte alle sfide poste dalle tariffe proposte da Trump. C’è la prospettiva di una guerra commerciale aperta degli Stati Uniti con la Cina, con implicazioni negative per l’Europa. Con ogni probabilità, questo protezionismo si estenderà all’UE. Il ritorno di Trump alimenterà il nazionalismo economico, già in crescita su entrambe le sponde dell’Atlantico. L’Europa, già alle prese con una crescita lenta e una competitività in calo, non ha carte forti in questo gioco.
In secondo luogo, Trump farà sicuramente molta più pressione sull’Europa per quanto riguarda la condivisione degli oneri della difesa. È improbabile che si concretizzino gli scenari più estremi di un ritiro americano dalla Nato o di un completo disimpegno dalla sicurezza europea. Ma la prospettiva di un più rapido allontanamento degli Stati Uniti dall’Europa in termini di sicurezza è scoraggiante anche per coloro che vedono con favore una maggiore autonomia strategica europea. Questo obiettivo, tuttavia, rimane in gran parte aspirazionale. La capacità dell’Europa di compensare i cambiamenti nella posizione e nella credibilità della difesa americana è lontana, nella migliore delle ipotesi, molti anni. Su una serie di questioni di politica internazionale vicine agli interessi europei, dall’Iran alla sicurezza energetica, Bruxelles e Washington non saranno sulla stessa pagina.
In terzo luogo, il contrasto con gli anni di Biden sarà probabilmente più pronunciato nell’atteggiamento di Washington verso l’Ue stessa. L’amministrazione uscente vedeva il blocco come un interlocutore chiave su una serie di questioni di politica internazionale, non solo sul commercio. C’è stata una relazione particolarmente stretta tra la Casa Bianca e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il suo gabinetto. Si tratta di un fatto insolito. Le precedenti amministrazioni statunitensi, indipendentemente dal partito, erano generalmente meno entusiaste, preferendo un impegno bilaterale con i principali alleati europei. Una seconda amministrazione Trump probabilmente inquadrerà le relazioni con l’Europa in termini bilaterali, con i singoli Stati e i singoli leader, alcuni dei quali saranno abbastanza a loro agio con l’esito delle elezioni statunitensi. Bruxelles potrebbe essere emarginata.
Questo commento è stato originariamente pubblicato sul sito del German Marshall Fund of the United States.