Bruxelles – C’era da aspettarselo: tra i 26 commissari europei designati, l’ungherese Olivér Várhelyi era da molti punti di vista il nome più debole. Perché non ha convinto nei suoi cinque anni come commissario all’Allargamento, perché è l’uomo di Viktor Orbán a Bruxelles, perché non sembra avere le competenze per garantire la salute dei cittadini europei in caso di emergenze. Non ultimo, per un regolamento di conti che alcuni gruppi politici dell’Eurocamera attendevano da tempo. Così Várhelyi è finora l’unico candidato ad essere stato trattenuto dalle commissioni parlamentari: per ottenere il via libera, dovrà rispondere entro lunedì ad ulteriori domande scritte.
Era il febbraio del 2023 quando il commissario ungherese, durante un dibattito all’emiciclo di Strasburgo, non si accorse di avere il microfono acceso e definì “idioti” gli eurodeputati. Un episodio che creò indignazione e che portò diversi membri del Parlamento europeo a chiedere le dimissioni di Várhelyi. Una gaffe che sicuramente non l’ha aiutato quando ieri sera (6 novembre) è dovuto tornare a confrontarsi con i membri delle commissioni Ambiente (Envi) e Agricoltura (Agri) dell’Eurocamera per convincerli di essere all’altezza della delega alla Salute e al Benessere animale affidatagli da Ursula von der Leyen.
Várhelyiha annunciato di voler proporre una normativa sui medicinali critici “entro i primi cento giorni come azione prioritaria di questo nuovo mandato”, un “piano Ue per la salute cardiovascolare”, promettendo di cooperare “in modo costruttivo con il Parlamento ed il Consiglio per raggiungere un compromesso equilibrato” sulla revisione della Strategia farmaceutica Ue.
Poi però, messo sotto torchio su questioni come il diritto all’aborto e i vaccini, Várhelyi non è riuscito a riscrivere il finale di un film già scritto. Anzi, il commissario designato è naufragato nel momento in cui ha invocato la moglie e le tre figlie come prova del suo attaccamento ai diritti delle donne. Nessuna maggioranza di due terzi dei coordinatori dei gruppi politici raggiunta, a Várhelyi è stata inviata la richiesta di rispondere a ulteriori domande scritte. Secondo il regolamento, le commissioni Envi e Agri hanno 24 ore di tempo per stilare le domande e il candidato avrà 48 ore per rispondere. Se non dovesse ottenere il via libera dei due terzi dei coordinatori nemmeno dopo aver fornito le risposte richieste, si ricorrerà al voto a maggioranza semplice nelle commissioni esaminatrici.
Contro l’ungherese si sono espressi i coordinatori di popolari, socialisti, verdi e liberali. I gruppi che hanno sostenuto la rielezioni di von der Leyen a luglio. Várhelyi “sembrava troppo concentrato sul business, poco impegnato nei confronti del benessere degli animali e poco attento alla salute delle donne e ai diritti riproduttivi. Cerchiamo chiarimenti attraverso domande scritte”, ha dichiarato il gruppo S&d in un post su X. “Il commissario designato Oliver Varhelyi non ci ha convinti”, ha confermato in un comunicato la coordinatrice per i Verdi in commissione Ambiente, l’eurodeputata Sara Matthieu.
Decisione rilanciata anche dai liberali: “In assenza di misure concrete e obiettivi ambiziosi per migliorare l’assistenza sanitaria pubblica in tutta l’Ue, il Commissario designato non ha soddisfatto le aspettative del gruppo Renew in materia di assistenza sanitaria”, si legge in una nota del gruppo liberale. Mentre il coordinatore di Renew in commissione Envi, con un post su X, si è chiesto: “Come possiamo sostenere un commissario per la Salute che non è in grado di criticare uno Stato membro (il suo) che ha scelto i vaccini russi e cinesi contro il Covid invece di quelli approvati dall’Europa, o di spiegare come garantire alle donne l’accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi?”.
In difesa del fedelissimo di Orbán – pur non essendo iscritto al suo partito Fidesz – i Patrioti per l’Europa, il gruppo sovranista fondato dal premier magiaro dopo le elezioni europee di giugno. Secondo la vicepresidente di Fidesz e dei Patrioti, Kinga Gál, lo stop a Várhelyi “nonostante la sua convincente performance è stata una decisione puramente politica“, presa “dai gruppi di sinistra in accordo con il Ppe ben prima che l’audizione iniziasse, solo perché Várhelyi è stato nominato da Viktor Orbán”.