Bruxelles – Il vento di cambiamento con le elezioni americane è arrivato in Unione Europea ed è diventato bufera. Il secondo mandato Trump e la vittoria così netta sull’avversaria democratica Kamala Harris fanno discutere a Bruxelles, con reazioni agli antipodi dai vari gruppi politici e dai capi di stato e di governo dell’Ue.
Scontata la gioia di Viktor Orban, che accoglie con grande calore la vittoria di un altro grande ‘uomo forte‘ oltreoceano. Su X, il primo ministro ungherese parla della “più grande rimonta nella storia politica degli Stati Uniti” e di una “vittoria necessaria per il mondo”.
“Italia e Stati Uniti sono Nazioni ‘sorelle’, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia” commenta la Presidente del Consiglio dei ministri italiana, Giorgia Meloni, congratulandosi con Trump. Non solo ‘sorellanza’ ma anche legame strategico, che Meloni si augura “rafforzeremo ancora di più“.
L’asse franco-tedesco si fa trovare compatto sul fronte del consolidamento delle relazioni. Così il Presidente francese Emmanuel Macron su X:
Ho appena parlato con il cancelliere @OlafScholz.
Lavoreremo per un’Europa più unita, più forte e più sovrana in questo nuovo contesto. Cooperando con gli Stati Uniti d’America e difendendo i nostri interessi e i nostri valori.
Se i leader cercano tutti di accaparrarsi la fetta più grande di relazioni privilegiate con Washington, l’Europarlamento si spacca in due. Da una parte, le destre europee che esultano e dall’altra parte la preoccupazione per il futuro dell’Occidente intero e la tenuta dell’Ue dai progressisti e dagli europeisti.
Molto compiaciuti sono i Patrioti per l’Europa. L’elezione di Trump “contro tutto e contro tutti” riceve i complimenti di Paolo Borchia, capo delegazione della Lega al Parlamento europeo. Borchia aggiunge in una nota un monito all’Ue: “Ora serve che le istituzioni europee abbandonino l’atteggiamento ostile e i pregiudizi, per dialogare con Washington per trovare soluzioni alle sfide che accomunano l’Occidente”, riguardo a cui Lega e Patrioti sono aperti alla collaborazione con Trump.
Dai ‘fratelli europei’ di Ecr, strettamente legati al “Grand Old Party”, arrivano i complimenti per l'”impressionante vittoria“, come la definisce il copresidente di Ecr Joachim Brudziński. Il conservatore ribadisce l’impegno del partito per “collaborare a un’agenda condivisa che promuova la stabilità, la sicurezza e la prosperità su entrambe le sponde dell’Atlantico“. L’altro copresidente del gruppo, Nicola Procaccini, aggiunge: “Questo nuovo capitolo offre un’opportunità unica per rafforzare i nostri ponti politici, portare avanti obiettivi condivisi e promuovere un futuro di prosperità“.
Più cauto, anche rispetto alla leader Ursula von der Leyen, il capogruppo del Partito popolare europeo all’Eurocamera, Manfred Weber. Nell’inoltrare le proprie congratulazioni al tycoon, Weber sottolinea che “l‘Europa deve difendere i propri interessi con fermezza e forza, mantenendo al contempo una stretta cooperazione transatlantica”.
‘Questo è un giorno buio’. Così iniziano i commenti social della presidente del gruppo S&d Iratxe García Pérez e della co-presidente dei Verdi/Ale Terry Reintke, che incarnando l’altra faccia della medaglia delle reazioni.
“Conosciamo il progetto di Trump: autoritarismo, xenofobia e mancanza di opportunità“, scrive su X García Pérez. “Le forze democratiche e progressiste nell’Ue e negli Usa devono essere unite nella lotta per un futuro più giusto, sostenibile ed inclusivo”, aggiunge la leader dei social-democratici.
Tra le preoccupazioni di Reintke non rientra solo difesa della democrazia, ma anche degli impegni europei in atto. “Come europei dobbiamo unirci per difendere la democrazia: Stato di diritto, diritti fondamentali, diritti sociali. Diritti delle donne. Solidarietà con l’Ucraina“, ricorda la copresidente dei Verdi.
Dal gruppo S&d arriva anche la voce del capodelegazione Partito democratico Nicola Zingaretti. La vittoria di Trump, basata sulla rabbia e sull’indicazione di nemici, per Zingaretti pone una sfida all’Ue, che si deve impegnare a “lottare per un’Europa più forte, più vicina alle persone, che costruisca giustizia e susciti nuova speranza“.
Dei rischi relativi all’Ucraina parla da S&d l’europarlamentare Elio Di Rupo: “Non possiamo escludere un disimpegno nei confronti dell’Ucraina. Tutti conosciamo Trump. Gli Stati Uniti sono al riparo, le conseguenze dell’Ucraina sono per noi europei, e Trump ha più margine di manovra.”
Altro monito dal gruppo dei Verdi: “Con autocrati come Putin in Russia e Trump negli Stati Uniti al potere, l’Ue dovrà stare in piedi da sola in termini di sostegno all’Ucraina, all’azione per il clima e alla lotta per la democrazia“.
L’incertezza che si prospetta dovrebbe spingere l’Ue ad allontanarsi dal ruolo di longa manus degli Usa, come osserva l’eurodeputato Sandro Gozi di Renew. Dice Gozi: “L’Europa deve avere il coraggio di prendere in mano il proprio destino, costruendo una vera potenza europea e una democrazia più forte“. Voce preoccupata anche quella della presidente del gruppo Valerie Hayer che dichiara: “E’ uno shock ma anche una realtà con cui dover fare i conti. Sappiamo che Trump non è né affidabile né prevedibile. Dobbiamo accelerare su difesa, competitività e innovazione“.
Stoccata dal Movimento5Stelle Europa ai “finti progressisti liberisti e globalistici, che hanno ammainato la bandiera della pace per sposare ogni spinta guerrafondaia“. Nella nota dei 5Stelle si chiede una “riflessione nelle forze politiche europee”, che si devono avvicinare realmente alle persone “per togliere alle destre il consenso del voto popolare”. Non resistono a punzecchiare la destra italiana ed europea: “Quando Trump imporrà dazi sui prodotti Made in Italy vogliamo vedere i vari Meloni e Salvini esultare”.
La prospettiva che nasce dai prossimi quattro anni di Trump 2.0 trova un’Unione Europea affaticata e debole sul piano internazionale, che non ha una voce univoca su nessuna questione e dovrà affrontare la lontananza (non solo geografica) statunitense. Dovrà essere ponderata la scelta degli impegni su cui l’Ue si vuole concentrare, con l’ombrello statunitense che potrebbe chiudersi più rapidamente del previsto e troppe priorità da gestire solo con le proprie finanze.