Bruxelles – Fare le cose per bene, insieme, per una concorrenza che sia europea con il resto del mondo e non tra Stati membri. I ministri economici dell’Unione europea, quella con e senza moneta unica, si accordano per resistere alla tentazione di agire in ordine sparso, ognun per sé. Al contrario vedono nel coordinamento delle politiche industriali la chiave per tornare davvero competitivi e innovativi. La dichiarazione congiunta di fine seduta dell’Eurogruppo nel formato allargato a quanti ancora non fanno parte di eurolandia.
“L’uso diffuso delle politiche industriali, in particolare a livello nazionale, dovrebbe essere evitato in quanto rischia di minare il mercato unico“, sottolineano i ministri dell’Economia e delle finanze dei 20+7. La chiave di volta sta proprio nella necessità condivisa di completare e potenziare il mercato unico, e avere politiche industriali differenziate andrebbe contro questo principio. Certo, i governi evitano di legarsi completamente le mani riconoscendosi, “in casi specifici”, la possibilità di procedere in modo nazionale per “affrontare i fallimenti del mercato e migliorare l’autonomia strategica aperta”. Si tratta tuttavia eccezioni da definire “attentamente” nonché “attuare correttamente per evitare rischi quali la ricerca di rendite, l’allocazione errata delle risorse e le distorsioni commerciali”.
La parola d’ordine è e resta ‘coordinamento’. Alternative non ce ne sono, se si guarda allo scenario globale. “Nel corso degli anni il divario di produttività si è ampliato tra l’Ue e i suoi partner commerciali, come nel caso degli Stati Uniti, mentre le economie emergenti come la Cina continuano ad aumentare la pressione concorrenziale“. I ministri sanno che l’Ue è nella morsa sino-americana, e di fronte a ciò ritengono “prioritario affrontare la sotto-performance dell’Europa in termini di produttività facilitando le condizioni affinché le imprese europee possano investire e innovare”. Senza innescare una lotta tutta intra-europea.