Bruxelles – Dovrà indossare i panni del pompiere, ma anche quelli del pontiere, il cancelliere tedesco Olaf Scholz quando, a partire da oggi (4 novembre), incontrerà i suoi litigiosi partner di governo per tentare di scongiurare il crollo della barcollante “coalizione semaforo”, l’inedita compagine politica – formata da socialdemocratici, ecologisti e liberali – che governa a Berlino da quando è finita l’era Merkel. Il pomo della discordia è una proposta per far ripartire l’economia tedesca, fatta circolare dal ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, che di fatto va nella direzione opposta a quella avanzata dal ministro dell’Economia, l’ambientalista Robert Habeck. Se non verrà trovato un accordo, i tedeschi potrebbero tornare a votare già la prossima primavera.
Coalizione litigiosa
La settimana del cancelliere Scholz comincia con un lunedì decisamente complesso. Il leader socialdemocratico incontrerà oggi i rappresentanti dei due partiti con cui la sua Spd condivide il potere esecutivo dal 2021: i Verdi (Bündnis 90/Die Grünen) e i liberali dell’Fdp (Freie Demokratische Partei). L’obiettivo: evitare che il governo di coalizione collassi. Il motivo per cui questo potrebbe accadere: un documento informale uscito venerdì scorso (1 novembre) dal ministero delle Finanze in cui viene proposto un piano rigorista per risanare l’economia tedesca, che si pone in netto contrasto con il piano avanzato appena una settimana prima dal ministro dell’Economia, decisamente più generoso in termini di investimenti pubblici.
Alla fine, la redde rationem tra i “falchi” dell’Fdp, cui appartiene il ministro delle Finanze Christian Lindner, e gli ecologisti del titolare dell’Economia Robert Habeck (probabile candidato alla cancelleria nel 2025) sembra essere arrivato. I primi sono notoriamente rigidi dal punto di vista delle finanze pubbliche, mentre i secondi (insieme all’Spd di Scholz) sono favorevoli ad un ruolo più centrale dello Stato nell’economia. Così, a meno di un anno dalla data fissata per le prossime elezioni legislative lo scontro politico potrebbe essere giunto al punto di non ritorno.
Due piani alternativi
La proposta di Habeck prevede l’introduzione di un fondo da diversi miliardi di euro (non è nota una cifra precisa) per stimolare gli investimenti e aggirare i rigidi vincoli di bilancio imposti dalle leggi tedesche. “Il margine di manovra del bilancio è troppo limitato per consentire investimenti pubblici e privati su una scala significativamente più ampia di quella attuale”, si legge nel documento elaborato dal titolare dell’Economia, che se l’è presa soprattutto con il “freno al debito”, una norma costituzionale che impedisce al governo di Berlino di spendere più di quanto recuperi ogni anno. Il fondo sarebbe destinato soprattutto alle imprese (dalle startup alle Pmi alle grandi aziende) e avrebbe una durata di cinque anni.
Al contrario, Lindner auspica una sostanziale riduzione delle tasse e uno stop a nuova legislazione green, che avrebbe dimostrato di essere nociva per le imprese e l’economia in generale. Il responsabile delle Finanze chiede “una svolta economica con una revisione in parte fondamentale delle decisioni politiche chiave”, inclusa tra le altre cose l’abolizione immediata della cosiddetta “sovrattassa di solidarietà” (un contributo del 5,5 per cento introdotto dopo la riunificazione che le aziende dell’ex Germania Ovest devono versare in più sulle proprie tasse per “compensare” il ritardo economico delle regioni nell’ex Ddr). Altri esponenti dell’Fdp – l’ago della bilancia nel Bundestag per la sopravvivenza della maggioranza – avrebbero chiuso la porta ai negoziati sul bilancio federale per il 2025 (il che implicherebbe l’apertura di una crisi di governo) se l’esecutivo “semaforo” di Scholz non cambierà approccio in materia di politica economica.
Evitare il peggio?
Il cancelliere proverà ora, durante una serie di incontri con Lindner e Habeck che potrebbe protrarsi per tutta la settimana, a quadrare il cerchio tenendo insieme quanti più elementi possibili dei due piani per la ripresa del motore produttivo tedesco. La crisi dell’economia più forte del Vecchio continente non ha fatto altro che scavare solchi sempre più profondi tra quelli che dovrebbero essere alleati ma che si trovano su posizioni spesso inconciliabili, rendendo i litigi tra partner di governo sempre più frequenti e paralizzanti.
Per alcuni osservatori, la crisi del governo Scholz sarebbe ormai inevitabile e potrebbe portare l’elettorato tedesco alle urne con diversi mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, cioè a marzo anziché a settembre 2025. Del resto, lo stesso Lindner aveva già ventilato la possibilità di ritirarsi dall’esecutivo di coalizione in seguito alle sonore sconfitte registrate dal suo partito nelle elezioni regionali in Sassonia, Turingia e Brandeburgo nel caso in cui le richieste dell’Fdp sulla politica economica non fossero state accolte.
A spingere per le elezioni anticipate, naturalmente, c’è la Cdu/Csu di Friedrich Merz, il principale partito dell’opposizione. Stando agli ultimi sondaggi, i cristiano-democratici viaggiano intorno al 32 per cento dei consensi e riconquisterebbero con facilità la cancelleria, chiudendo la poco brillante parentesi di Herr Scholz e riprendendo dove Frau Merkel aveva lasciato.