Bruxelles – Quell’accelerazione economica intravista e auspicata sembra materializzarsi all’orizzonte di un’eurozona ora guardata con altri occhi, più ottimistici. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, non ha dubbi: le cose vanno in modo positivamente diverso rispetto a quanto preventivato. Arriva per i lavori dell’Eurogruppo e confida alla stampa: “Descriverò la situazione economica come in espansione moderata“. Il che vuol dire conferma di uno 0,8 per cento di crescita – confermato anche dal Fondo monetario internazionale (Fmi) – con, a livello di Stati membri, “espansione migliore del previsto in Germania, Francia e Spagna“.
Le previsioni economiche la Commissione le produrrà solo tra dieci giorni (15 novembre), ma Gentiloni offre già un piccolo assaggio che, dalle sue parole, non farà piacere all’Italia, unico Paese tra le principali economie dell’eurozona non citato dal commissario per l’Economia. Si materializza in sostanza, una volta di più, quella preoccupazione nutrita dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, di una Spagna che può fare meglio dell’Italia al punto da insidiarla e scalzarla dal podio dei motori economici, come confidato dallo stesso vicepremier in occasione della nona edizione di How Can We Govern Europe, l’appuntamento sull’Europa di Eunews e Gea.
Ad ogni modo la situazione non preoccupa nel complesso. Ai ministri economici dell’area dell’euro Gentiloni condivide anche i suoi pensieri su un’inflazione che ha ripreso a correre, passando dall’1,7 per cento di settembre al 2 per cento atteso per ottobre. “Le ultime stime non riteniamo faranno deviare dalla traiettoria di deflazione” più generale, sostiene il commissario italiano, che non risparmia sforzi su quella che rischia di essere la vera sfida per l’immediato futuro: il finanziamento dell’agenda politica europea.
“Per obiettivi comuni penso sia importante avere fonti di finanziamento comune“, scandisce Gentiloni, marcando le distanze con Ursula von der Leyen, presidente uscente ed entrante della Commissione Ue che ha frenato sull’ipotesi di ‘defense-bond‘, titoli di debito europeo per finanziare il rilancio della difesa. Eppure ritiene che proprio su questione “come difesa comune e ritardo tecnologico” l’Ue dovrebbe mettere in comune risorse. “Penso che trovare forme di finanziamento comune è una delle sfide per la prossima Commissione”.
Per qualcuno, invece, le sfide saranno altre. “Le riforme e gli investimenti restano di cruciale importanza, soprattutto per quei Paesi che chiederanno un percorso di aggiustamento a sette anni” ai sensi del nuovo patto di stabilità. Un messaggio per l’Italia e il suo governo, da cui ci si attendono sforzi di messa in ordine dei conti pubblici come pochi.