Bruxelles – Le elezioni di sabato (26 ottobre) potrebbero aver complicato ancora di più la già problematica situazione in Georgia. Tra gravi e diffuse irregolarità elettorali, il partito di governo, Sogno georgiano, ha rivendicato una vittoria netta (con oltre il 50 per cento dei consensi) sulle opposizioni. Le quali, però, hanno contestato il risultato e, sotto la guida della presidente della Repubblica, hanno invitato i cittadini a scendere in piazza contro l’usurpazione del futuro europeo del Paese caucasico, il cui status di candidato all’adesione all’Ue è bloccato da mesi. E che ora si avvia con ogni probabilità verso una nuova fase di instabilità e, forse, di rinnovate tensioni e violenze.
I risultati delle urne
Come successo con i sondaggi pre-elettorali, anche gli exit poll circolati immediatamente dopo la chiusura dei seggi in Georgia hanno dato risultati molto diversi a seconda dell’entità che li aveva commissionati e alla sua vicinanza alle forze governative o dell’opposizione, contribuendo ad un clima di polarizzazione in cui ciascuna delle due fazioni è convinta di aver vinto.
Stando ai dati ufficiali forniti dalla commissione elettorale nazionale, a scrutinio quasi completato (99,97 per cento), il partito di governo Sogno georgiano avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi, attestandosi al 53,93 per cento e assicurandosi così 41 seggi sui 150 totali del Parlamento monocamerale (registrando comunque una flessione sostanziale rispetto ai 74 attuali). Nei centri urbani (inclusa la capitale Tbilisi) è andato peggio, rimanendo anche al di sotto del 40 per cento, mentre nelle zone rurali e periferiche ha toccato percentuali plebiscitarie che in alcuni casi hanno sfiorato il 90 per cento. In realtà, i seggi che il partito del premier Irakli Kobakhidze dovrebbe ottenere sono ancora di più, perché andranno redistribuiti i voti delle liste elettorali che non hanno superato la soglia di sbarramento del 5 per cento (una dozzina di formazioni politiche che hanno racimolato complessivamente poco meno dell’11 per cento dei voti).
Le forze dell’opposizione che hanno superato lo sbarramento (le quali non si erano riunite in un’unica coalizione ma si erano presentate in quattro liste separate) si sono fermate in totale al 37,77 per cento: Coalizione per il cambiamento ha preso l’11,03 per cento, Movimento nazionale unito il 10,17 per cento, Georgia forte l’8,81 per cento e Per la Georgia il 7,77 per cento.
I brogli e le irregolarità nel voto
Ma non sembra che ci si possa fidare troppo dei risultati ufficiali. Secondo tutti gli osservatori elettorali, sia internazionali che locali, il voto di sabato è stato pesantemente condizionato da gravi irregolarità e da brogli sistematici in virtualmente tutti i distretti elettorali del Paese. Il rapporto preliminare della missione internazionale di osservazione guidata dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) parla di “un ambiente teso, con frequenti compromessi nella segretezza del voto e diverse incongruenze procedurali, nonché segnalazioni di intimidazioni e pressioni sugli elettori che hanno avuto un impatto negativo sulla fiducia dei cittadini nel processo”.
Alle intimidazioni vere e proprie – fisiche e verbali – si sono aggiunte anche altre forme di pressioni da parte degli organi statali ormai catturati da Sogno georgiano, che hanno usato la loro capacità amministrativa per minacciare i dipendenti del settore pubblico, soprattutto nelle aree rurali e periferiche. “Questo, insieme all’ampio monitoraggio degli elettori il giorno delle elezioni”, si legge nella relazione, “ha sollevato preoccupazioni sulla capacità di alcuni elettori di esprimere il proprio voto senza timore di essere puniti”.
Un osservatore occidentale che ha monitorato il voto nel distretto meridionale di Marneuli, a 30 chilometri a sud della capitale, ha confermato a Eunews in forma anonima (data la sensibilità delle informazioni divulgate) che si sono verificate una lunga serie di violazioni. Ha parlato di episodi di violenza sia all’esterno che all’interno dei seggi, in cui spesso erano coinvolti degli individui non identificati, ai danni tanto di elettori quanto di osservatori indipendenti che cercavano di assicurare l’integrità del voto (come quello registrato dall’organizzazione Studio monitori). Alcuni scontri si sono verificati anche tra gli osservatori indipendenti e quelli allineati al governo, che sono stati descritti come “molto aggressivi” e “hanno fatto del loro meglio per impedire agli osservatori indipendenti di verificare” la regolarità del processo.
Tra le irregolarità più frequenti ci sono state segnalate le seguenti: violazione del segreto del voto, inserimento forzato di schede precompilate nelle urne, voti multipli col medesimo documento d’identità, voti espressi con documenti d’identità non validi o con i documenti di altre persone, insulti, minacce e aggressioni ad osservatori (in diversi sono stati costretti ad abbandonare i siti di monitoraggio) ed elettori (alcuni persino attaccati con spray urticanti dentro i seggi). Moltissime violazioni sono state documentate e diffuse in rete.
“Al seggio in cui mi trovo, individui sconosciuti distribuiscono passaporti di altre persone a gruppi di elettori che hanno portato con sé solo per votare”, ha spiegato a Eunews l’osservatore, mentre in altri seggi “uomini inquietanti” possedevano “liste di nomi di elettori e non rispondevano a nessuna domanda”. “Alcune persone sono state picchiate per essersi lamentate” delle irregolarità, ha aggiunto la nostra fonte, inclusa una politica dell’opposizione che è stata “selvaggiamente picchiata” in un seggio della capitale.
La protesta delle opposizioni
Tutte le forze dell’opposizione parlamentare hanno contestato le elezioni definendole “rubate” dal governo, e hanno annunciato che non intendono insediare i propri eletti nell’emiciclo. La presidente della Repubblica, l’europeista Salomé Zourabichvili, ha pubblicamente dichiarato “illegittimo” il voto di sabato, e ha sostenuto che a uscire vincitrici dalle urne siano state le forze pro-Ue e non Sogno georgiano. “Si è trattato di una frode totale, di un’eliminazione totale dei vostri voti”, ha detto durante una conferenza stampa domenica (27 ottobre). “Questo non è mai successo prima”, ha continuato, sostenendo che si è trattato “di un’operazione dei servizi segreti russi” e che i cittadini georgiani sono stati “privati del diritto di scegliere”.
“Oggi voglio dire, come unica istituzione indipendente rimasta in questo Stato, che non riconosco queste elezioni”, ha scandito Zourabichvili, spiegando che riconoscerle “equivale a riconoscere l’ingresso della Russia“ e “la subordinazione della Georgia alla Russia”. “Non possiamo permettere a nessuno di portare via il futuro europeo della Georgia”, ha detto, appellandosi ai georgiani perché non riconoscano l’esito di un voto irregolare che sancisce di fatto “una nuova forma di occupazione” da parte di Mosca. Il riferimento è all’occupazione de facto delle regioni separatiste dell’Abcasia e dell’Ossezia del sud, proclamatesi indipendenti negli anni Novanta e nelle quali sono stazionate truppe russe dalla guerra del 2008.
Su iniziativa del capo dello Stato, il fronte delle opposizioni ha convocato una manifestazione di protesta per stasera alle 19 (le 16 italiane), ma non è chiaro quanta partecipazione potrà riscuotere. Sempre secondo l’osservatore sentito da Eunews, “in questo momento l’atmosfera che si respira tra la gente comune e gli attivisti è piuttosto cupa e molti dicono che non hanno intenzione di uscire perché non vedono quali risultati si potranno ottenere”.
“Le persone sono stanche”, ha spiegato, poiché “hanno trascorso la maggior parte della primavera andando in piazza tutte le sere” per partecipare a proteste cui le forze dell’ordine rispondevano con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, “e ora si sentono esauste e sconfitte”. Ma non è facile prevedere cosa accadrà a partire da stanotte. Se la manifestazione sarà partecipata e si dovessero registrare tensioni, non è da escludere che possa scatenare una mobilitazione più ampia e nuovi scontri di piazza.
Le reazioni dall’Ue
Da Bruxelles, le reazioni sono state quasi tutte di condanna dei brogli, per quanto nessun vertice comunitario si sia spinto a bollare come illegittime le elezioni. L’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha chiesto alle autorità competenti “di adempiere al loro dovere di indagare e giudicare in modo rapido, trasparente e indipendente le irregolarità elettorali e le relative accuse”, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha annunciato che la situazione in Georgia sarà uno dei temi in agenda al summit informale dei leader dei Ventisette in calendario per il prossimo 8 novembre a Budapest. La delegazione dell’Europarlamento, che partecipava alla missione dell’Osce, ha denunciato il “clima di odio e intimidazione” che “può seriamente minare il processo democratico” nel Paese.
Pecora nera, come al solito, il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il quale a spoglio ancora in corso si è congratulato con Kobakhidze e con Sogno georgiano “per la loro vittoria schiacciante”. Il premier magiaro ha anche annunciato che visiterà Tbilisi in serata per incontrare il suo omologo personalmente.
Congratulations to Prime Minister @PM_Kobakhidze and the Georgian Dream party on their overwhelming victory at the parliamentary elections today. The people of #Georgia know what is best for their country, and made their voice heard today!
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 26, 2024
Ma per la Commissione europea, la visita di Orbán va letta “unicamente nel contesto delle relazioni bilaterali tra Ungheria e Georgia” e non può in alcun modo essere considerata come una visita ufficiale a nome dell’Ue – un dubbio che potrebbe venire se si considera che Budapest detiene attualmente la presidenza di turno dell’Unione, e che il leader ungherese ha già creato numerosi problemi diplomatici nei mesi scorsi a seguito dei suoi incontri, altrettanto disinvolti, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, quello russo Vladimir Putin, il leader cinese Xi Jinping e l’ex presidente Usa Donald Trump.
Il futuro incerto
L’esito del voto di sabato pone ora un enorme punto interrogativo sul futuro della Georgia. Dopo che il processo d’integrazione in Ue era stato congelato a inizio estate a seguito dell’adozione di provvedimenti legislativi liberticidi da parte del Paese caucasico (su tutte, la legge sugli “agenti stranieri” e quella che conculca i diritti civili della comunità Lgbtq+), ora il percorso di avvicinamento al club europeo rischia di interrompersi definitivamente.
Se dovesse iniziare una nuova ondata di proteste, è verosimile che il partito-macchina fondato dall’oligarca Bidzina Ivanishvili reagisca in maniera autoritaria e tenti di sopprimere il dissenso con la forza, addossando la responsabilità di eventuali disordini alle ingerenze dell’Occidente. Contemporaneamente, c’è da aspettarsi che Sogno georgiano continui lungo la sua traiettoria di politica estera, che rischia di riportare l’ex repubblica sovietica nell’orbita di Mosca.
Tutto ciò non farebbe che compromettere, forse irrimediabilmente, i rapporti di Tbilisi con Bruxelles. Una delle conseguenze più immediate potrebbe essere la revoca dello schema di liberalizzazione dei visti che i Ventisette avevano introdotto nei confronti dei cittadini georgiani, un provvedimento che non richiede l’unanimità e può dunque essere adottato aggirando un’eventuale opposizione ungherese.