Bruxelles – Una batteria serrata di 13 domande, a cui Raffaele Fitto – come tutti gli altri vicepresidenti esecutivi e commissari semplici designati – ha risposto per iscritto, spiegando per filo e per segno alle commissioni parlamentari interessate come intenderà svolgere il proprio incarico. Quella del commissario italiano sarà una delle audizioni più tese, il prossimo 12 novembre, perché all’ala progressista dell’Eurocamera non è andata giù l’inclusione di un membro di Fratelli d’Italia nel board del prossimo esecutivo Ue. Per passare indenne lo scrutinio della commissione per lo Sviluppo regionale (Regi), Fitto mette in chiaro due punti: il suo attaccamento ai valori europeisti e l’impegno a garantire la messa a terra dei Pnrr negli Stati membri entro il 2026, senza sconti.
Nel breve excursus degli incarichi politici ricoperti finora, il fedelissimo meloniano non nomina mai l’appartenenza a Fratelli d’Italia, ma a prova della sua vocazione europeista cita la militanza nella Democrazia Cristiana, partito “di cui ha sempre condiviso i valori”. E assicura l’impegno “assoluto” per l’uguaglianza di genere “a partire dal mio Gabinetto”, ma che sia incastonata “nella politica di coesione e in tutte le altre aree del portafoglio”.
È la sua esperienza come ministro responsabile dell’attuazione del Pnrr italiano, “il più grande in Europa per dimensioni”, a testimoniare che ha le carte in regola per l’incarico affidatogli da von der Leyen. “Se sarò confermato, intendo sfruttare questa esperienza lavorando insieme al commissario per l’economia e la produttività (Valdis Dombrovskis, ndr) per realizzare le riforme e gli investimenti concordati stabiliti nel Piano di ripresa e resilienza degli Stati membri, entro la scadenza di spesa del 2026“, spiega Fitto.
Sul rispetto degli impegni presi dalle cancellerie europee, il vicepresidente designato assicura che – nel caso in cui alcuni governo fossero in difficoltà – lavorerà con gli Stati membri per “modificare i loro piani e garantire che i fondi siano concentrati su investimenti alternativi altrettanto ambiziosi che possano essere completati entro la durata dello strumento”. Se questo non bastasse ed “alcune delle ultime tappe od obiettivi saranno ancora considerate non soddisfatte”, Fitto promette il pugno duro: “La corrispondente erogazione non verrà effettuata“, ha messo in chiaro agli eurodeputati.
Nei buoni propositi del ministro italiano, c’è anche la volontà di “porre maggiormente l’accento sulle misure preventive” necessarie per arginare il rischio di catastrofi naturali, aumentando la flessibilità dei fondi della politica di coesione e facendo sì che ogni investimento “sia in grado di resistere agli impatti climatici”. Fitto include nelle “priorità” della politica di coesione il superamento delle disparità regionali, assicurando l’impegno a “garantire che i cittadini abbiano l’effettivo diritto di rimanere nel luogo che chiamano casa e che possano restare nelle loro comunità migliorando l’accesso ai servizi pubblici e alle attività private, ai posti di lavoro di qualità, all’istruzione e alle competenze, alla salute, ai trasporti e alla connettività digitale”. Perché questo diritto venga garantito, il vicepresidente designato lavorerà “a stretto contatto con le autorità locali e regionali per rafforzare le loro capacità amministrative per una gestione efficace dei fondi”.
Gli eurodeputati hanno chiesto a Fitto alcune garanzie sulla gestione dei fondi di Coesione in rapporto al rispetto dello Stato di diritto. “Il Regolamento sulla condizionalità dello stato di diritto si applica a tutti i fondi dell’Ue, inclusa la politica di coesione. Sono pienamente impegnato a rispettare questi principi”, è la risposta del candidato, che si appoggia poi alle linee guida politiche di von der Leyen, che vogliono un bilancio a lungo termine che “investa nel rispetto dello stato di diritto” che preveda “tutele per continuare a garantirne il rispetto”.