Bruxelles – Va male, peggiora, e in prospettiva può andare anche peggio, sempre peggio. In ottica economica, nutrizionale, sostenibile, i conti non tornano e potrebbero non tornare più. Sono necessarie azioni urgenti per invertire il degrado del suolo in Europa perché la situazione è allarmante. La denuncia arriva da ‘State of Soils in Europe’, il rapporto 2024 sullo stato dei suoli europeo, frutto della collaborazione tra il Centro comune di ricerca (Jrc) e l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea). Lo studio valuta la situazione nell’Ue e in altri Paesi dello Spazio economico europeo, tra cui Ucraina, Turchia e Balcani occidentali, e mostra uno stato e delle tendenze “allarmanti, con il degrado del suolo che è peggiorato notevolmente negli ultimi anni”. Di conseguenza, il report sottolinea la necessità di un’azione immediata per invertire tale tendenza.
Per quanto riguarda l’Europa, l’indagine stima che l’erosione complessiva del suolo ammonti a 1 miliardo di tonnellate all’anno in tutta l’Ue. Circa un quarto (24 per cento) dei suoli dell’Ue è interessato dall’erosione idrica, principalmente nei terreni agricoli, e le proiezioni indicano un possibile aumento del 13-25 per cento entro il 2050. Non solo: l’erosione idrica non sostenibile colpisce circa un terzo (32 per cento) dei terreni agricoli e l’agitazione meccanica del terreno – pratica comune in agricoltura – può innescare l’erosione da lavorazione, con un impatto significativo sui campi coltivati.
Anche gli squilibri nutrizionali sono in crescita e colpiscono ora il 74 per cento dei terreni agricoli. Inoltre, i cambiamenti nella composizione del suolo possono avere “conseguenze negative”, precisa ancora la relazione. “Ad esempio, il surplus di azoto sta aumentando e può essere dannoso per la salute umana, le colture, gli ecosistemi e il clima. Nel frattempo, il carbonio organico del suolo, che è essenziale per mantenere il suolo sano, sta diminuendo nelle aree agricole. Si stima – prosegue lo studio – che 70 milioni di tonnellate di questo carbonio organico siano andate perse dai terreni minerali delle coltivazioni in tutta l’Ue e nel Regno Unito tra il 2009 e il 2018”.
L’indagine definisce “preoccupante” anche il degrado delle torbiere. “Queste zone umide sono pozzi di carbonio essenziali: assorbono i gas serra dall’atmosfera e li immagazzinano, contribuendo a mitigare il cambiamento climatico. Quando si deteriorano, le torbiere possono rilasciare quei gas nell’atmosfera”, precisa. Nell’Ue, il drenaggio delle torbiere è responsabile di circa il 5% delle emissioni totali di gas serra; il 50% delle torbiere dell’Ue è degradato e molte sono state irrimediabilmente danneggiate.
La situazione è “altrettanto disastrosa” fuori dell’Ue. In particolare in Ucraina, dove le attività militari hanno causato “una grave distruzione del suolo” e si stima che oltre 10 milioni dei 60 milioni di ettari di terra siano degradati a causa dell’invasione della Russia: “Il recupero da questo danno potrebbe richiedere decenni o addirittura secoli”, puntualizza lo studio.
In Turchia, circa 1,5 milioni di ettari di terra ha problemi di salinità, con un possibile impatto sia sulla produttività agricola che sulla salute dell’ecosistema. E nei Balcani occidentali sono stati segnalati oltre 100 siti contaminati o potenzialmente contaminati da attività minerarie e industriali, sebbene la reale portata dell’inquinamento del suolo in queste aree rimanga sconosciuta. In conclusione, secondo Jrc e Aea, “i numeri sono chiari” e mostrano che “il degrado del suolo è peggiorato significativamente nell’ultimo decennio. Ma – continuano – con un’azione collettiva, un monitoraggio rafforzato e un sostegno legislativo, l’Ue può ripristinare questa risorsa vitale“.