Bruxelles – L’Europa ha una problema serio con la sanità. Mancano medici, infermieri, assistenti ospedalieri. Una problema non nuovo, e a Bruxelles ne sono coscienti. Ma la salute resta una competenza nazionale, per cui la Commissione europea può molto poco. Per quello che può, l’esecutivo comunitario invita gli Stati membri a ‘pescare’ all’estero. “La Commissione sostiene gli Stati membri nell’attrarre talenti provenienti da paesi terzi“, sottolinea Stella Kyriakides, commissaria per la Salute, che avverte: “La carenza di personale sanitario e socio-assistenziale rappresenta una sfida significativa“. Sfida a cui devono rispondere i governi nazionali.
La ‘bomba a orologeria’ è già innescata. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima la carenza di personale sanitario e socio-assistenziale solo in Europa in 1,6 milioni di unità per il 2024, dato destinato a toccare quota 4 milioni dentro il 2030. La fotografia scattata dall’Oms indica che se non si inverte la rotta nel 2030 nel Vecchio continente mancheranno 600mila medici, 2,3 milioni infermieri e 1,1 milioni operatori e ausiliari socio assistenziali.
Un problema, per un continente dove l’invecchiamento della popolazione è una realtà già adesso con tutte le implicazioni economico-produttive del caso. Non solo: una popolazione più anziana implica maggior bisogno di cure, che però non saranno offerte da un sistema inesistente che spetta agli Stati membri rimettere in sesto. E questo vale soprattutto per l’Italia, Stato membro dell’Ue con la popolazione più anziana tra tutte quelle del club a dodici stelle.
A proposito di Italia: la questione della sfida della carenza del personale medico-sanitario viene posta da Mario Mantovani e Ruggero Razza, europarlamentari di Fratelli d’Italia (Ecr), formazione che in materia di immigrazione sposa linee molto chiare. E’ a loro che risponde Kyrikides. A loro la commissaria suggerisce di lavorare per “trasformare il rischio di fuga di cervelli in un afflusso di cervelli“. Vuol dire attrarre stranieri. E poi suggerisce loro di ricordare a governo e maggioranza che si possono sempre fare riforme e investimenti. “I fondi della politica di coesione e il dispositivo per la ripresa possono fornire sostegno a misure integrative specifiche per ogni Paese“. Del resto salute pubblica e sanità sono competenze nazionali. Anche l’Italia si dia da fare.