Bruxelles – Coesione e Meccanismo per la ripresa NextGenerationEU con il suo Recovery Fund: complice meccanismo di controllo “non sufficienti” e “numerosi livelli di governance” coinvolti che rendono “molto difficoltosi” il coordinamento e la sorveglianza, si rischia di finanziare due volte lo stesso progetto con fondi Ue diversi. A suonare il campanello d’allarme è la Corte dei conti europea, nella speciale relazione sull’uso delle risorse Ue. In questo labirinto di procedure e somme in denaro l’Italia si distingue in positivo. Il governo nazionale è stata bravo e accorto, in sostanza, a evitare quanto più possibile casi di doppio finanziamento. Da Lussemburgo arriva dunque un plauso per Raffaele Fitto, commissario designato per la Coesione e le riforme e ministro responsabile per Pnrr e fondi di coesione.
La verifica dei revisori dei conti sancisce nero su bianco innanzitutto che l’Italia, assieme a Francia e Repubblica ceca, ha evitato di combinare il Recovery Fund con altri programmi dell’Ue, e “questo approccio contribuisce a mitigare il rischio di doppio finanziamento“. Un esempio? La tratta Bicocca-Catenanuova della linea ferroviaria ad alta velocità Palermo-Catania. Inclusa nel Piano nazionale per la ripresa (Pnrr) e quindi eligibile di fondi da Recovery, la stessa tratta era inclusa anche nei progetti di sviluppo regionale nell’ambito delle politiche di coesione, e investita già dal fondo Fesr per lo sviluppo rurale. Alla fine la tratta ferroviaria è stata eliminata dal Pnr rivisto nel dicembre 2023. “Lo stesso approccio è stato seguito per altre tratte ferroviarie”, rilevano i revisori di Lussemburgo.
L’Italia viene citata a mo’ di esempio in più di un occasione, come nel caso del censimento elettronico dei progetto finanziati. I sistemi informatici centralizzati aiutano a evitare episodi di doppio finanziamento e il Paese si è dotato di ReGis, software che copre i progetti sostenuti tramite Recovery Fund e consente collegamenti con strumenti e 53 banche dati contenenti informazioni sui progetti di coesione del periodo 2014-2020. Certo, non tutte le amministrazioni pubbliche avevano accesso al sistema al momento delle verifiche della Corte dei conti, ma quello tricolore è comunque un motivo di menzione per buone intenzioni e buone pratiche.
E’ proprio grazie al sistema informatico ReGis che l’Italia ha saputo condurre controlli incrociati e individuare registrazioni errate e altri finanziamenti dell’Ue, limitando l’impatto negativo e venendo citata come Stato membro che ha lavorato bene, per il bene dell’Ue e dei suoi cittadini. Perché, rileva Annemie Turtelboom, membro della Corte responsabile della relazione, “il doppio finanziamento costituisce un uso improprio dei fondi dell’UE e uno spreco del denaro dei contribuenti dell’Ue“.
Questo non significa che l’Italia sia al riparo da rischi, viste le difficoltà legate a gestione dei fondi, mole di denaro che deve essere erogato, procedure burocratiche da snellire e, a livello generale, “misure di salvaguardia esistenti largamente insufficienti”. Ma certo il governo e il suo ministro uscente portano a casa un risultato ben spendibile dal punto di vista politico e amministrativo. Il messaggio per tutti, Italia inclusa, è però lo stesso: fare attenzione e restringere le maglie.