Bruxelles – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha preso parte di persona al Consiglio europeo in corso nella capitale Ue, per chiedere direttamente ai leader dei Ventisette di continuare a supportare il suo Paese. E per presentare ai capi di Stato e di governo il suo “piano per la vittoria”, dopo averlo illustrato ieri al Parlamento di Kiev. Tra i punti più significativi del documento, la richiesta alla Nato di invitare l’ex repubblica sovietica come 33esimo membro.
Il maxi-prestito G7
“La vostra unione è un’arma che garantisce sicurezza a tutti noi”, ha dichiarato Zelensky prendendo la parola alla sessione mattutina del vertice che si è aperto giovedì (17 ottobre). Per ora, stando alle conclusioni adottate dai leader Ue sul tema del supporto all’Ucraina, l’unione tra le cancellerie sta resistendo. Soprattutto per quanto riguarda il prestito monstre deciso la scorsa estate in ambito G7: 45 miliardi di euro in tutto, di cui fino a 35 dovranno essere messi dall’Ue, da destinare alle casse di Kiev e da finanziare con gli extraprofitti generati dagli asset russi congelati in Occidente.
Su questo punto, ormai da mesi, i governi nazionali e l’esecutivo comunitario stanno cercando di disinnescare l’opposizione del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che ha ripetutamente minacciato di far saltare il banco se non verranno garantite a Budapest una serie di deroghe per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico degli idrocarburi di Mosca.
Al summit odierno, dunque, si è deciso di non decidere: il documento condiviso dai capi di Stato e di governo cita semplicemente “l’importanza di mantenere gli impegni presi” al vertice dei 7 in Puglia per far arrivare a Kiev gli aiuti di cui ha bisogno “entro la fine dell’anno”. Ma la decisione vera e propria arriverà più in là, e richiederà probabilmente l’ennesima opera di persuasione (o di compromesso) con il premier magiaro per sbloccare l’esborso da parte dei Ventisette.
Il “piano per la vittoria”
Zelensky ha inoltre presentato ai capi di Stato e di governo Ue il suo “piano per la vittoria” in cinque punti, che aveva esposto ieri alla Verchovna Rada e di cui ha già anticipato i punti più delicati – quelli riguardanti i dettagli strategici, che sono secretati – con alcuni partner internazionali (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti). Un piano la cui attuazione, ha ripetuto il presidente ucraino arrivando al palazzo Europa a Bruxelles, “non dipende dalla volontà russa” ma “dalla volontà dei nostri partner”.
Parlando ai giornalisti al termine del proprio intervento con gli omologhi europei, Zelensky ha ribadito che il piano “rafforza l’Ucraina non solo sul campo di battaglia ma anche a livello geopolitico”, cristallizzando di fatto il posizionamento dell’ex repubblica sovietica nel campo occidentale. In questo senso, ha spiegato, va intesa la prima priorità della roadmap in questione, cioè la richiesta di un invito formale ad aderire alla Nato: anche se, con ogni evidenza, l’ingresso vero e proprio nell’Alleanza potrà avvenire solo in futuro, a conflitto concluso, l’invito a Kiev costituirebbe un importante messaggio politico da parte dei 32 Stati membri.
Kiev nella Nato?
“L’invito è un passo preventivo”, ha spiegato Zelensky, per dimostrare che il presidente russo Vladimir Putin non può manipolare l’ordine internazionale a proprio piacimento. “Questo invito rappresenta un simbolo che va ben al di là della Nato”, ha detto, poiché indica “che sarà inevitabile anche l’adesione all’Ue e confermerà il percorso democratico e rinforza la nostra posizione diplomatica”.
Come esempio dell’inaffidabilità di Putin, Zelensky ha richiamato il memorandum di Budapest del 1994: con quel trattato, Kiev aveva trasferito alla Russia tutte le proprie testate nucleari, in cambio della garanzia da parte di Mosca, Washington e Londra che la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non sarebbero state violate. Data la malafede del Cremlino, ha incalzato il leader ucraino, l’alternativa per il suo Paese è netta: “O torniamo alle armi nucleari, o dobbiamo diventare parte di un’alleanza (militare, ndr) efficiente, e la Nato è l’unica che funziona” e i cui membri hanno evitato guerre di aggressione da quando vi sono entrati. “Noi non stiamo scegliendo le armi nucleari, stiamo scegliendo la Nato”, ha scandito.
Sul punto, Zelensky ha già parlato con il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, e con i due candidati alle elezioni del prossimo 5 novembre, la democratica (e attuale vicepresidente) Kamala Harris e l’ex presidente repubblicano Donald Trump. E ha lasciato intendere, pur senza scendere nei dettagli, che tutti e tre sono favorevoli in linea di principio.
L’accoglienza europea del piano
Quanto ai leader europei, “la maggior parte” avrebbe espresso “pieno supporto per il piano”, ha dichiarato il presidente ucraino. Per quanto riguarda le proposte economiche (che prevedono investimenti congiunti da parte delle aziende occidentali per sfruttare le risorse naturali del Paese aggredito), Zelensky ha sottolineato che si tratta di uno “strumento di sicurezza economica”, per evitare che le materie prime critiche cadano nelle mani dei russi, come già accaduto dieci anni fa coi giacimenti di carbone del Donbass.
Alcuni capi di Stato e di governo dei Ventisette sono ancora reticenti a concedere a Kiev di usare le proprie armi a lungo raggio per colpire obiettivi militari in territorio russo, e anche a dare il via libera all’adesione dell’Ucraina alla Nato. Tra questi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ancora non ha fornito all’esercito ucraino armi a lunga gittata, e che sull’allargamento dell’Alleanza “non ha mai detto no e non ha mai detto sì”, nelle parole dello stesso Zelensky.
Nel frattempo, ha fatto sapere il leader ucraino, continuano gli sforzi per avvicinare quanto più velocemente possibile la fine della guerra: “L’Ucraina è pronta per imboccare la via diplomatica”, ha assicurato, “ma per farlo dobbiamo essere forti”. “A novembre – ha aggiunto – presenteremo un documento completo” in dieci punti come base di partenza per le trattative di pace, “che vogliamo condividere con tutti e anche con la controparte russa”. Alla fine, il piano per la vittoria di cui si è parlato è una risposta alla domanda su “come costringere la Russia alla diplomazia, ad arrivare ad una pace giusta”. E se gli alleati occidentali di Kiev continuano a sostenere l’Ucraina e ad aiutarla nella realizzazione di tutti i punti del piano, ha stimato Zelensky, le ostilità potrebbero cessare entro la fine dell’anno prossimo.