Bruxelles – Non più solo “erogatori-attuatori” per i programmi dell’Unione europea, ma anche protagonisti nella pianificazione. Cassa Depositi e Prestiti e l’omologa francese CDC chiedono di sedersi al tavolo con la Commissione europea per la definizione delle strategie e, soprattutto per la gestione diretta del portafoglio di InvestEU.
Pur con il linguaggio felpato della diplomazia brussellese, Francesco Mele, amministratore di CDP Equity e Sophie Barbier di Caisse des Dépôts et Consignations hanno affermato la necessità di un maggiore collegamento tra la Commissione e i soggetti impegnati sul territorio. “Esistono specificità in ogni Paese a cui bisogna adattarsi se si vogliono colmare i divari sociali ed economici come si propone il programma. È importante rivedere le regole per diversificare e garantire un approccio più inclusivo”, ha detto Mele, mentre la collega francese se da un lato ha enfatizzato la novità di un programma che si avvale di partner locali per la sua attuazione, dall’altro ha sottolineato il ruolo chiave della comunicazione. Perché il messaggio non arriva ovunque e non possono certo essere organismi a Bruxelles o in Lussemburgo in grado di dialogare con le amministrazioni locali, le mille diramazioni delle associazioni di categoria, le associazioni di imprese o la miriade di start up che hanno fame di crescere ma su cui i complessi processi di rendicontazione si configurano come muri quasi invalicabili.
Complessivamente i risultati sono stati considerati più che positivi: “C’è una grande domanda per questo strumento”, ha ammesso Mele, “tanto che non so se riusciremo a soddisfare l’intera domanda. Solo nel campo dell’innovazione abbiamo mobiliteremo 500 milioni di euro entro il 2027 finanziando con 4 strumenti di Venture Capital 500 start up. In Italia questo è un settore sottodimensionato, ma sta avendo slancio”. Ora per garantire maggiore efficacia del programma, ha detto ancora Mele “è importante che ci siano sufficienti risorse, che sia possibile procedere con investimenti diretti e ridurre il peso amministrativo per le Pmi”.
Sul punto si è difesa Laura Blanchard-Brunat membro del comitato Eu Investment: “Il programma è ampio e diversificato, con una architettura open source. Alcune difficoltà sono inevitabili perché se porti diversità, un certo grado di complessità è da mettere in conto. Però faccio notare che gli Stati Uniti ci stanno guardando con molta attenzione a cosa stiamo facendo e con una certa invidia. E pure dal Regno Unito vedono questo programma come potenziale prototipo per eventuali strumenti finanziari da mettere in campo. Forse ci deve essere maggiore comunicazione sul programma. Non possono essere le commissioni da Bruxelles o da Lussemburgo a organizzare eventi a livello locale”.