Bruxelles – Senza misure urgenti sarà difficile nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea preservare un’industria siderurgica resiliente e sostenibile che possa investire negli ambiziosi progetti di decarbonizzazione entro il 2030 e oltre. È l’allarme lanciato da Eurofer, l’associazione Europea dell’Acciaio che rappresenta l’intera industria siderurgica europea, con una lettera indirizzata ai leader europei che domani (17 ottobre) si riuniranno in Consiglio europeo. Per affrontare la crisi del settore, Eurofer chiede ai Ventisette capi di Stato e di governo azioni di difesa commerciale e di risoluzione alla sovra-capacità globale; miglioramenti alla misura di adeguamento del carbonio alla frontiera (Cbam); riduzione nell’Ue dei costi energetici per le industrie ad alta intensità energetica esposte a una significativa concorrenza globale.
Eurofer evidenzia che l’industria siderurgica europea è “a un bivio” e sta “attraversando la sua peggiore crisi dalla crisi finanziaria ed economica del 2009” per l’impatto della sovraccapacità globale di acciaio e del commercio sleale, che esacerba l’impatto della bassa domanda di acciaio e degli alti prezzi dell’energia nell’Ue”. I dati parlano chiaro: la produzione di acciaio nell’Ue si è ridotta del 30% dal 2008 al 2023 quando ha raggiunto 126 milioni di tonnellate; i processi di ristrutturazione e riduzione della capacità hanno portato a una perdita di quasi 100 mila posti di lavoro negli ultimi 15 anni; l’utilizzo della capacità produttiva esistente è recentemente crollato al 60%, un livello economicamente non sostenibile, e tale tendenza continua nel 2024.
L’associazione riporta l’attenzione dei Ventisette sul fatto che la riunione ministeriale del Global Forum on Steel Excess Capacity (Gfsec) ha appena confermato che la capacità eccedente globale di acciaio (551 milioni di tonnellate nel 2023, pari a 4 volte la produzione di acciaio europea) “continua a essere un problema strutturale in rapida crescita” e che, secondo l’Ocse, entro il 2026 aumenterà di ulteriori 157 milioni di tonnellate, “principalmente utilizzando tecnologie di produzione di acciaio convenzionali ad alta intensità di carbonio”.
Secondo l’organizzazione, “un piano d’azione per l’acciaio come parte del Clean Industrial Deal deve includere sia misure di emergenza sia una soluzione strutturale all’impatto disastroso della sovracapacità globale e del commercio sleale sul mercato siderurgico dell’Ue”. E in linea con le raccomandazioni del rapporto Draghi, le realtà rappresentate da Eurofer invitano i leader Ue “a sostenere e approvare con urgenza” alcune azioni. Come “misure per rafforzare e garantire un’applicazione assertiva degli strumenti di difesa commerciale dell’Ue per fermare pratiche commerciali sleali e aggiramenti, e una soluzione strutturale per fermare in modo completo l’impatto di ricaduta della persistente e peggiorativa capacità in eccesso globale: le attuali garanzie sull’acciaio devono essere sostituite da un regime tariffario più solido”.
Vengono poi chiesti “miglioramenti alla misura di adeguamento del carbonio alla frontiera (Cbam) per prevenire aggiramenti, spostamento delle risorse e delocalizzazione dei settori a valle e per preservare le esportazioni di acciaio dell’Ue”. Infine, “una azione in tutta l’Ue per ridurre i costi energetici per le industrie ad alta intensità energetica esposte a una significativa concorrenza globale e per garantire l’accesso alle materie prime mantenendo al contempo i rottami di acciaio all’interno dell’Ue” e “l’istituzione di mercati guida per guidare la domanda di acciaio verde in Europa”.