Bruxelles – Mentre tutti i Paesi Ue hanno ridotto (con esiti variabili) la loro dipendenza dal gas russo negli ultimi due anni e mezzo, ce n’è uno che va in controtendenza: è l’Ungheria di Viktor Orbán. Che, invece di rinunciare all’energia fossile da Mosca, rilancia e raddoppia. Budapest è in trattative con Gazprom, il colosso energetico della Federazione, per aumentare le forniture di gas nel 2025. E minaccia di bloccare il regime sanzionatorio europeo se Bruxelles dovesse avere qualcosa da ridire.
“Aumenteremo i volumi” del gas importato dalla Russia, ha dichiarato il ministro degli Esteri magiaro, Péter Szijjártó, in un’intervista pubblicata martedì (15 ottobre) dall’agenzia di stampa Ria Novosti, vicina al Cremlino tanto da essere stata sanzionata dall’Ue e colpita dalla decisione a dodici stelle di non poter operare nel mercato unico. Una disponibilità, quella del ministro ungherese, che suona da provocazione per il club dei 27 di cui Budapest fa parte.
“Abbiamo già firmato” un accordo “per l’ultimo trimestre di quest’anno, che copre volumi aggiuntivi” di gas ad un prezzo concorrenziale, ha aggiunto Szijjártó, annunciando anche che è in corso di negoziazione con l’azienda “un accordo per il prossimo anno”. L’azienda statale Gazprom e la controparte ungherese, Mol, hanno siglato un memorandum d’intesa per l’aumento delle forniture lo scorso 10 ottobre.
L’aumento dei volumi di metano pompati dalla Russia è reso possibile dal gasdotto TurkStream, un’infrastruttura fortemente voluta da Ankara (ed ultimato poco prima dell’invasione dell’Ucraina) che connette la Federazione al Vecchio continente attraverso il Mar Nero. Una volta arrivato in Bulgaria, il gasdotto prende il nome di Balkan Stream: Sofia non si rifornisce da esso ma assicura il passaggio del metano verso la Serbia e, appunto, l’Ungheria.
Attualmente, Budapest importa da Mosca circa 4,5 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, come previsto da un accordo della durata di 15 anni stipulato nel 2021. Tra gas e petrolio, come recentemente ammesso dallo stesso Szijjártó, l’Ungheria copre quasi l’80 per cento del proprio fabbisogno energetico con gli idrocarburi russi. Il Paese mitteleuropeo ha ottenuto una deroga da Bruxelles per continuare ad utilizzare l’oleodotto Druzhba, che in italiano si chiama “dell’Amicizia” (in omaggio alla pretesa relazione amichevole tra le repubbliche dell’Urss) ed è il più lungo al mondo. Se tale deroga dovesse essere messa in discussione, ha dichiarato Szijjártó, Budapest userà il proprio potere di veto per bloccare le sanzioni dell’Ue contro la Russia, che attualmente vengono rinnovate all’unanimità dai Ventisette ogni sei mesi.
Nel frattempo, Kiev ha annunciato che non rinnoverà l’accordo che consente il transito del gas russo verso l’Europa attraverso il proprio territorio (lungo il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, anch’esso costruito in epoca sovietica, che rifornisce Austria, Slovacchia e Ungheria) una volta che questo scadrà il prossimo dicembre.