Bruxelles – La carenza di manodopera sta mettendo in ginocchio il mercato del lavoro. Ma i lavoratori ne possono uscire avvantaggiati, migliorando il loro potere contrattuale. Questo dimostra lo studio condotto dall’Istituto sindacale europeo (Etui), il centro di ricerca e formazione della Confederazione europea dei sindacati (Ces).
Lo studio, dal titolo “Carenza di manodopera, qualità del lavoro e potere contrattuale dei lavoratori”, proposto da Wouter Zwysen, ricercatore senior dell’Etui e autore del rapporto, propone un’analisi quantitativa europea su questi temi.
L’analisi della manodopera deve tenere conto delle condizioni economiche che hanno colpito l’Ue negli ultimi decenni e l’asimmetria negli effetti sui vari settori della produzione. A partire dalla ripresa dopo la crisi finanziaria del 2008-2010, la manodopera è iniziata a diminuire, fattore esacerbato dall’aumento della domanda e dai cambiamenti di mercato.
Durante e dopo la pandemia, la transizione digitale ha espresso a pieno il proprio potenziale, con l’affermazione del lavoro ibrido. L’altra faccia della medaglia è stato un peggioramento delle condizioni di lavoro, che però “offrono anche opportunità in termini di potere contrattuale”, offrendo un possibile bilanciamento allo squilibrio di potere ai danni dei lavoratori.
Le aziende si sono chieste come reagire a questa ‘fuga di manodopera’, come riporta lo studio di Etui. “Si può rendere più attraente il posto di lavoro aumentando i salari, le opportunità di formazione o il telelavoro”, oppure si possono definire altri criteri di assunzione, per allargare la platea dei candidati. Altre opzioni, per affrontare i deficit strutturali, riguardano l’incremento di competenze “attraverso la formazione, l’aggiornamento e la riqualificazione” e cercare di attrarre più lavoratori, “principalmente attraverso una maggiore mobilità e migrazione”. Stessa linea della Commissione europea, che ha proposto identici capisaldi nel Piano d’azione della Commissione europea riguardo alla carenza di manodopera e di competenze.
I settori impattati sono vari. Nell’ultimo decennio, l’edilizia, l’ospitalità e i servizi amministrativi sono sul podio, meno in sofferenza sono stati i settori dell’immobiliare e dei servizi finanziari. Anche tra i settori colpiti, ci sono differenze importanti nelle soluzioni da cercare, che non si limitano ad assumere lavoratori immigrati con stipendi a ribasso oppure non investire sul miglioramento della qualità dei posti di lavoro.
“Questa nuova realtà sta creando opportunità uniche per i lavoratori, soprattutto per quelli che svolgono lavori storicamente precari, che ora hanno un maggiore potere contrattuale”, afferma Zwysen. Le aziende annaspano, ma i lavoratori ne escono con il coltello dalla parte del manico. E i fatti di cronaca lo dimostrano, come lo sciopero avvenuto recentemente all’aeroporto di Charleroi, in cui i lavoratori hanno messo in ginocchio i trasporti aerei belgi per protestare contro le condizioni di lavoro usuranti.
La teoria economica vuole che il prezzo salga con la scarsità di offerta. Così avviene per i salari, che aumentano in corrispondenza alla crescente carenza di manodopera. Parallelamente i contratti e la sicurezza dei posti di lavoro crescono, secondo lo studio, ma con “prospettive di formazione e carriera e a un equilibrio tra lavoro e vita privata leggermente peggiori“.
La rappresentanza dei lavoratori è una soluzione a questi rischi, per Zwysen, soprattutto con impatti positivi per quanto riguarda i gruppi più vulnerabili, tra cui giovani, donne, migranti e gli occupati in settori con minore presenza dei sindacati.
Le prospettive e il potenziale di miglioramento per il mercato ci sono. Non si deve perdere d’occhio la logica di lungo periodo, nella quale va inclusa la contrattazione collettiva sindacale, e la qualità del lavoro, che “è un concetto molto più ampio, che va oltre il denaro”, come ricorda lo studio dell’Etui. Considerando che la digitalizzazione sta ponendo ulteriori sfide per bilanciare le occupazioni e la vita privata, i lavoratori possono sperare di beneficiare della fase di transizione del mercato, cercando di tutelarsi e pretendere condizioni adeguate per svolgere la propria professione.