Bruxelles – Continuano le tensioni tra Polonia e Bielorussia sulla pelle dei migranti che, secondo Varsavia, Minsk strumentalizza usandoli come armi in una strategia di guerra ibrida mirata a destabilizzare l’Unione europea. Così, il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato l’intenzione di “sospendere il diritto d’asilo” nel suo Paese, una mossa che ha già fatto sollevare più di qualche sopracciglio sia tra gli alleati di governo sia alla Commissione europea di Bruxelles.
Parlando ad un convegno di Coalizione civica (Ko), il partito liberal-conservatore alla cui guida è tornato al governo un anno fa, Tusk ha dichiarato sabato scorso (12 ottobre) che la nuova “strategia migratoria includerà la sospensione temporanea del diritto all’asilo sul nostro territorio”, aggiungendo che “lo Stato deve recuperare il 100 per cento del controllo su chi entra ed esce dalla Polonia”.
Il premier ha fatto sapere che chiederà “il riconoscimento in Europa di questa decisione”, e che quest’ultima è motivata dal fatto che il diritto all’asilo “viene usato” dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko, dal suo omologo russo Vladimir Putin e dai trafficanti di esseri umani “esattamente contro l’essenza stessa del diritto d’asilo”. Il governo polacco, ha ribadito Tusk, non è intenzionato a “rispettare o implementare” alcuna legislazione dell’Ue che “ostacola la nostra sicurezza”, riferendosi al Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, il controverso pacchetto normativo con il quale l’Unione sta cercando di armonizzare le politiche migratorie degli Stati membri, di cui Varsavia ha già fatto sapere di non voler applicare le parti sulla redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo.
La fuga in avanti del primo ministro pare aver irritato gli altri partner del suo governo di coalizione, che non sarebbero stati consultati in anticipo e hanno espresso timori sulla costituzionalità di una misura simile nonché sull’aderenza al diritto internazionale e comunitario. Tusk ha detto che presenterà in dettaglio il piano ai suoi alleati durante una riunione di gabinetto prevista per domani (15 ottobre). E sul punto si discuterà sicuramente anche al Consiglio europeo in calendario per il prossimo 17-18 ottobre, in cui i leader dei Ventisette affronteranno anche i temi dell’immigrazione irregolare e dei rimpatri, che nei prossimi cinque anni saranno al centro dell’attenzione in un’Unione sempre più spostata a destra.
Ma da Bruxelles hanno già fatto sapere a Varsavia che una mossa del genere si configurerebbe come una violazione del diritto dell’Ue. “Gli Stati membri hanno obblighi internazionali ed europei, incluso l’obbligo di fornire accesso alla procedura d’asilo”, ha dichiarato un portavoce della Commissione, sottolineando che la difesa dagli attacchi ibridi e la garanzia del diritto d’asilo non si escludono a vicenda.
Nulla più di uno schiaffo sul polso, per ora: nonostante Tusk abbia sempre perseguito una linea rigida sulla migrazione, la sua appartenenza politica (già presidente del Consiglio europeo, è membro dello stesso Partito popolare europeo della presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen) lo mette al riparo dallo scontro frontale con la Commissione, a differenza di quanto accadeva con il suo predecessore Mateusz Morawiecki, che viene dalla destra ultranazionalista del PiS. Nel maggio 2025 i polacchi andranno alle urne per eleggere il nuovo presidente, pertanto molti osservatori hanno letto la mossa del premier in chiave domestica.
Da tre anni, al confine orientale della Polonia la tensione è palpabile per via dell’aumento degli ingressi irregolari di profughi (prevalentemente nordafricani e mediorientali) tramite la Bielorussia. Secondo Varsavia, si tratta di una mossa deliberata da parte di Minsk che rientra in una più ampia strategia per destabilizzare l’intera Unione tramite atti di guerra ibrida, che includono appunto la strumentalizzazione dei flussi migratori. Lungo il lato polacco della frontiera è stata costruita una barriera di filo spinato, acciaio e cemento. Anche in Finlandia, lo scorso luglio, sono state prese misure eccezionali per limitare l’ingresso di migranti irregolari dalla Russia.
Il diritto d’asilo è sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 ed è contenuto anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (adottata a Nizza nel 2000), che ha il medesimo valore legale dei Trattati. Secondo diverse organizzazioni della società civile, la proposta del governo polacco potrebbe implicare una legalizzazione dei respingimenti al confine, che sono espressamente vietati dal diritto internazionale convenzionale.