Bruxelles – L’ambiziosa rete ferroviaria europea ad alta velocità che aiuti a collegare le capitali europee voluta dalla presidente della Commissione europea von der Leyen piace molto al settore ferroviario passeggeri. L’obiettivo è migliorare la connettività collegandola con le priorità europee di decarbonizzare e rinforzare la competitività europea.
“Sosteniamo con convinzione il recente appello della Presidente von der Leyen a favore di un’ambiziosa rete ferroviaria europea ad alta velocità come passo fondamentale per far progredire il trasporto sostenibile”, ribadisce Alberto Mazzola, direttore esecutivo della Comunità delle imprese ferroviarie e di infrastruttura europee (Cer). Diventerà fondamentale integrare nel quadro normativo presente anche il modello aperto di vendita e distribuzione (Osdm), sempre secondo il direttore esecutivo di Cer.
Osdm non è altro che un adattatore europeo per collegare i sistemi nazionali di vendita: in concreto, i viaggiatori di tutta l’Ue potrebbero comprare biglietti internazionali, più facilmente e combinando diverse modalità di trasporto in un unico acquisto (e con tariffe più convenienti). Gli investimenti attuali vanno tutelati, per Mazzola, “per garantire l’implementazione dell’Osdm entro il 2025, migliorando così i processi di bigliettazione in tutta Europa”.
Dello stesso avviso anche il direttore generale dell’Unione internazionale delle ferrovie (Uic), François Davenne. L’incontro è stato a Vilnius per l’appuntamento annuale, ospiti delle Ferrovie lituane (Ltg). In questa occasione, grazie anche agli interventi della viceministra lituana dei trasporti e delle comunicazioni Loreta Maskalioviene, è stato possibile analizzare la situazione dei trasporti europei, analizzando anche il potenziale futuro per l’espansione del trasporto ferroviario in Europa. Le parole chiave sono collaborazione e funzionalità, con gli occhi al 2030 come data limite per completare le restanti sezioni della rete transeuropea di trasporto.
La transizione verde e la sostenibilità ringraziano, come ricorda Davenne: “La ferrovia rappresenta il 7-8 per cento del trasporto globale di merci e passeggeri, ma emette solo l’1-2 per cento delle emissioni totali del trasporto, posizionandosi come un attore chiave e pronto a rendere la mobilità e il turismo più sostenibili”. Per il direttore di Uic, mancano gli investimenti, che sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici prefissati dall’Ue.
Sia Cer sia Uic nell’incontro si sono impegnati a collaborare strettamente con i gestori dell’infrastruttura e gli operatori ferroviari. La promozione di partenariati più forti, insieme a vincoli stringenti da parte delle norme europee, possono garantire una maggiore efficienza ed integrazione a livello Ue. A livello di neutralità climatica entro il 2050, anche il settore ferroviario vuole contribuire, aprendosi alla collaborazione con tutti gli stakeholders coinvolti, per contribuire in modo sostanziale.
Ritornano gli obiettivi stabiliti all’incontro informale dei ministri dei trasporti europei tenutosi il 19 e 20 settembre a Budapest, inclusi anche nella Strategia dell’Ue per la mobilità pulita e sostenibile. Tra gli obiettivi, raddoppiare il traffico sulla rete ad alta velocità entro il 2030 e triplicarlo entro il 2050, per cui servono progetti di grande portata su cui impegnarsi. Uno di questi è la Rail Baltica, con lo scopo di integrare i paesi baltici con la rete ferroviaria europea.
Questo impegno dai leader del settore può solo far piacere a von der Leyen. Nella lettera di missione del commissario designato per il trasporto sostenibile e il turismo, Apostolos Tzitzikostas, la presidente della Commissione aveva identificato questi progetti come obiettivi chiave del mandato di Tzitzikostas, e il sostegno delle associazioni permetterà di facilitare il lavoro europeo.
Le due associazioni hanno chiesto alla Commissione “di facilitare e sostenere adeguatamente, attraverso un quadro normativo adeguato, l’implementazione senza problemi delle soluzioni già esistenti“. La palla è stata passata di fatto alla presidente von der Leyen, che, nell’interesse di raggiungere gli obiettivi al 2030 (sempre più vicino) e al 2050, dovrà ponderare bene le sue decisioni.