Bruxelles – Con una percentuale di oltre il 30 percento (indipendentemente dal tipo di flusso), l’Ue è il principale partner commerciale della regione Mena.
Con l’acronimo Mena si indicano i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Si parla di una regione economicamente diversificata, le cui dinamiche commerciali sono state influenzate dalla situazione geopolitica e, soprattutto, dalla presenza di riserve di petrolio.
Con un numero totale generalmente stimati in 19 Paesi (che è variabile, dal momento che non esiste un’univoca classificazione), l’area del Medio Oriente ricomprende solitamente Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Libano, Oman, Siria, Palestina, Yemen e invece quella del Nord Africa, Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia.
L’Ue intrattiene dei rapporti commerciali floridi con l’area, che, per la vicinanza, gode dei cosiddetti “programmi di vicinato europei”. Uno di questi è la Southern Neighborood, il Vicinato meridionale, che racchiude Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria e Tunisia. Tra i partner ci sono dei rapporti privilegiati dal 1995 con la collaborazione Euro-mediterranea, poi ricompresa nel più ampio “Piano di vicinato” (di cui dal 2004 la Siria non fa più parte). L’obiettivo, oltre alla collaborazione economica, è di garantire al Vicinato meridionale di essere un’area di pace, stabilità, prosperità economica, che sostenga i valori democratici e i diritti umani.
Per il Medio Oriente, troviamo anche il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), di cui fanno parte invece Bahrein, Kuwait, Oman, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, insieme al Qatar che non è compreso nell’elenco Mena. Con il CCG, che esiste come organizzazione regionale dal 1981, l’Ue ha degli accordi di cooperazione come anche con lo Yemen, mentre con l’Iraq intrattiene un accordo di partenariato e cooperazione. L’Iran non gode di alcun accordo formale con l’Unione Europea, come non c’è nessuna delegazione a Teheran, tanto che le relazioni sono basate sul mantenimento del Piano d’azione congiunto globale (PACG, accordo sul nucleare con l’Iran) firmato a Vienna nel luglio 2015.
Non essendoci un elenco formale, Mena può essere esteso a Menap (Mena + Afghanistan e Pakistan) o Menat (Mena + Turchia) per includere paesi non strettamente parte del Medio Oriente o del Nord Africa, ma che hanno forti legami economici o strategici con questi paesi.
Gli accordi commerciali tra l’Ue e questo gruppo di Paesi hanno l’obiettivo di facilitare il commercio, sono in costante evoluzione e significativi. Connessa a questi, l’Ue ha istituito la Politica Europea di Vicinato, che si concentra sull’incoraggiare le riforme politiche ed economiche in questi paesi, nel rispetto delle caratteristiche specifiche e promuovendo la cooperazione intraregionale e con l’Ue stessa (Unione per il Mediterraneo). Nel 2021, nell’ambito del nuovo riesame della politica commerciale dell’Ue, l’Unione ha annunciato una nuova iniziativa di investimento sostenibile per i partner interessati del vicinato meridionale e dell’Africa.
Per i paesi del vicinato meridionale, l’Ue vanta dei forti rapporti commerciali
Con dati aggiornati a maggio 2024, vediamo che nell’anno 2021, l’Ue ha importato dai paesi del Vicinato meridionale beni per 166.6 miliardi di euro ed esportato per 186.9 miliardi di euro. In crescita gli scambi nell’anno seguente, con importazioni per più di 235.9 miliardi di euro ed esportazioni per 227 miliardi, con un bilancio negativo per le esportazioni Ue per 8.9 miliardi. Il 2023 chiuso con bilancio positivo per 15,2 miliardi di euro, esportazioni per 234.8 miliardi e importazioni per 219.5 miliardi di euro.
I rapporti commerciali con l’area del Golfo
Il volume degli scambi qui è inferiore, con un bilancio molto variabile. Nel 2021, nettamente a favore dell’Ue, con esportazioni per 72.9 miliardi e importazioni per 40.6 miliardi. L’anno seguente, la differenza è molto attenuata, con un incremento delle importazioni per 87.6 miliardi, più 40 miliardi rispetto all’anno prima, e nettamente inferiore l’incremento delle esportazioni, per un totale di 87.8 miliardi di euro. Nel 2023, l’Ue torna a esportare di più (93.8 miliardi di euro) e importare meno (76.3 miliardi di euro).
Le differenze a livello intraregionale sono tante, ma l’Ue complessivamente annovera i paesi del gruppo mediorientale e nordafricano come partner commerciali fondamentali.
Le industrie dei combustibili, minerarie e chimiche hanno rappresentato la maggior parte dei 29,6 miliardi di euro di importazioni dell’Ue, mentre le industrie automobilistiche, dei trasporti, chimiche e agricole hanno costituito la maggior parte dei 67,5 miliardi di euro di esportazioni. L’Ue si è classificata come il secondo partner commerciale del CCG nel 2020, rappresentando il 12,3 per cento del commercio globale di beni del CCG e il 17,8 per cento delle importazioni del CCG provenienti dall’UE. L’UE è stata quindi il primo partner del CCG per le importazioni e il quarto per le esportazioni, ricevendo il 6,9 per cento delle esportazioni del CCG.
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina
Negli ultimissimi anni l’Ue ha aumentato le importazioni di petrolio greggio e di gas naturale, i Paesi dell’area MENA hanno rappresentato il 18 per cento del petrolio greggio e il 12,4 per cento delle importazioni di gas naturale nel 2020. Questa quota è aumentata soprattutto dopo la guerra Russia-Ucraina, quando l’Ue ha aumentato le importazioni da altri Paesi per compensare la riduzione delle importazioni di petrolio russo. Più precisamente, circa il 18 per cento delle importazioni di gasolio dell’Ue proviene dall’Arabia Saudita, mentre il 9,1 per cento proviene dagli Emirati Arabi Uniti nel terzo trimestre del 2023.
Questa infografica della ETDP, External trade data platform for Arab countries, permette di avere un’idea del valore economico in dollari degli scambi di queste categorie di beni.
Spiccano come ci si aspettava i prodotti petroliferi e del gas (codice prodotto 5), che contano nel 2022 un valore di scambi di 187.9 miliardi di dollari, seguiti in percentuale minore da prodotti industriali come macchinari e prodotti elettronici, per 16 miliardi di dollari. Seguono i prodotti metallurgici di base e i prodotti petrolchimici.
A livello di esportazioni e importazioni dei paesi arabi verso l’Ue, vediamo che il volume è strettamente dipendente dagli anni e nel bilancio decennale 2012-2022, c’è stato un complessivo incremento delle esportazioni, con una forte crescita da prima del Covid.
Prospettive future
Uno degli elementi che impatterà sui rapporti commerciali tra Unione Europea e paesi del gruppo Mena è l’introduzione del meccanismo regolatorio chiamato Cbam, carbon border adjustment mechanism, che attualmente impone la sola regola per i partner commerciali di riportare le emissioni delle aziende all’Ue. Diventerà importante dal 2026, l’obbligo di acquisire un certificato Cbam, con il quale si attesta la differenza di prezzo del carbonio tra prodotti Ue ed extra-Ue, con lo scopo di evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio (che possono essere valutate in base ai prezzi dei certificati nel sistema di scambio di quote di emissioni, Ets, dell’Ue).
Idrogeno: una fonte potenziale di idrogeno e ammoniaca a basso costo rinnovabile per l’Ue sono i paesi Mena, per l’abbondante energia solare e la vicinanza geografica. È un punto importante per l’Ue, vista la transizione green che è stata progettata e gli studi sull’argomento che sono già in piedi.
L’idrogeno verde è considerato un elemento chiave negli sforzi dell’Europa per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Questa fonte di energia versatile e priva di emissioni di carbonio può essere utilizzata per decarbonizzare vari settori, come l’industria, i trasporti e il riscaldamento, dove altre alternative potrebbero essere impraticabili o più costose. Per soddisfare il volume di idrogeno necessario, l’Ue sta valutando di importane da altri paesi e quelli del gruppo Mena sembrano candidati ideali, ma la prospettiva è ancora in fase di definizione.