Bruxelles – A spulciare i dati pubblicati da Eurostat sull’efficientamento energetico delle abitazioni, c’è un bicchiere mezzo vuoto e uno mezzo pieno. Partendo dalle buone notizie, il 25,5 per cento dei cittadini europei ha beneficiato di un miglioramento dell’efficienza energetica negli ultimi cinque anni. Ma il 18 per cento, quasi un europeo ogni cinque, ha vissuto in abitazioni “non confortevolmente calde” durante lo scorso inverno.
L’indagine dell’Ufficio statistico dell’Ue analizza l’inerzia che le istituzioni europee sono riuscite a imprimere nel rinnovamento energetico del parco immobiliare degli Stati membri. Uno dei pilastri del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, come dimostra la revisione della direttiva sull’efficienza energetica approvata dall’Ue a luglio 2023. Eurostat prende in conto diverse attività di riparazione, intraprese dalla famiglia stessa o facilitate da soggetti esterni: il miglioramento dell’isolamento termico delle pareti esterne, dei tetti o dei pavimenti, la sostituzione di finestre a vetro singolo con unità a doppio o triplo vetro. l’installazione di sistemi di riscaldamento più efficienti.
Con uno sguardo anche all’inclusività e accessibilità del percorso, che non è ancora garantita: l’indagine ha rilevato che solo il 17,8 per cento delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale ha dichiarato di vivere in un’abitazione con un’efficienza energetica migliorata, rispetto al 27,5 per cento delle persone non a rischio.
Lo stesso vale se si guarda l’altra faccia della medaglia, chi ha passato l’ultimo inverno battendo i denti: il 31,2 per cento delle persone a rischio di povertà ha vissuto in abitazioni non confortevolmente calde, rispetto al 14,4 per cento di quelle non a rischio. La variabile economica è la discriminante maggiore, ma non l’unica. L’efficientamento energetico va più spedito in campagna: il 29,4 per cento dei residenti nelle zone rurali ha migliorato le prestazioni energetiche dei propri immobili negli ultimi cinque anni, rispetto al 22,9 per cento di chi vive nelle grandi città.
L’indagine fotografa ancora una volta un’Europa a due velocità: se nei Paesi Bassi il 58,7 per cento dei cittadini hanno migliorato l’efficienza energetica delle proprie case – seguiti dall’Estonia con il 46,6 per cento e la Lettonia con il 36,7 -, i Paesi mediterranei sono fanalini di coda. A Malta solo l’8,4 per cento, in Grecia l’11,9 per cento, a Cipro e in Spagna il 14,6 per cento, in Italia il 14,7.
Nello Stivale il divario tra chi è a rischio povertà ed esclusione sociale e chi no è importante: solo il 6,9 per cento delle famiglie italiane più fragili ha ristrutturato il proprio immobile da un punto di vista energetico negli ultimi cinque anni. Peggio, solo Malta (6,7 per cento) e Cipro (5 per cento). In Italia inoltre, rispetto alla tendenza generalizzata dei Paesi Ue, i tassi di miglioramento sono più elevanti nelle città rispetto alle zone rurali, arrivando a toccare il 15,5 per cento.