Bruxelles – Immigrati irregolari, tra l’ordine di lasciare gli Stati membri e l’effettivo rimpatrio l’Unione europea è a due velocità: più rapida l’ingiunzione di espulsione, più lenta l’effettiva esecuzione. I dati Eurostat diffusi oggi (30 settembre) indicano che solo nel secondo trimestre del 2024, a 96.115 cittadini extracomunitari è stato intimato di lasciare un Paese dell’Ue e 25.285 persone sono state rimpatriate in Paesi terzi a seguito di un ordine di allontanamento. Un dato che conferma l’andamento del primo semestre: 103.505 ordini di rimpatrio e 30.795 rimpatri effettuati. Totale da inizio 2024: 199.620 ordini di espulsioni per 56.080 espulsioni compiute in tutta l’Unione.
Sulla base delle informazione raccolte dall’Istituto di statistica europeo, dunque, emerge come solo poco più di un quarto dei cittadini extracomunitari viene effettivamente riportato oltre i confini dell’Unione europea. Vuol dire che tre immigrati su quattro restano all’interno dell’Ue e che la macchina europea dei ritorni è ancora tutta da perfezionare, a riprova della complessità della gestione dei fenomeni migratori.
Il problema coinvolge da vicino anche l’Italia, Paese che fa della cosiddetta ‘dimensione esterna’ del fenomeno migratorio una delle sue priorità. Il governo Meloni non punta sulla redistribuzione di quanti arrivano, quanto a una maggiore cooperazione con i Paesi terzi per ridurre quanto più possibile ed evitare partenze, insieme ai rimpatri verso i Paesi di origine di chi non ha il diritto a restare su suolo nazionale e quindi europeo. Nella prima metà del 2024, a fronte di 13.330 ordini di rimpatrio l’Italia ha espulso 2.035 cittadini extracomunitari.