Bruxelles – Come succede già coi fondi di coesione e con il Pnrr, anche i soldi della Politica agricola comune (Pac) andrebbero bloccati agli Stati membri che non rispettano i valori dell’Unione, i diritti fondamentali e lo Stato di diritto. Appellandosi direttamente all’esecutivo Ue, Finlandia e Svezia propongono di estendere il meccanismo di condizionalità anche ai fondi agricoli, per proteggere il bilancio comunitario.
Lo scorso lunedì (23 settembre) i ministri agli Affari europei di Helsinki e Stoccolma, Joakim Strand e Jessica Rosencrantz, hanno inviato una lettera alla Commissione in cui hanno chiesto “un approccio globale” per la tutela dello Stato di diritto in Ue, che vada nel senso di un rafforzamento dell’armamentario legale da impiegare in caso di violazioni da parte dei Paesi membri.
E dunque, suggeriscono gli scandinavi, andrebbero posti sotto stretta condizionalità anche i sussidi erogati nel quadro della Pac, che rappresenta una fetta estremamente ghiotta del budget dell’Unione: si tratta di 386,6 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, su un totale di 2.018 miliardi (1.210 miliardi di bilancio pluriennale più 808 di NextGeneration). Nel periodo 2023-2027, Bruxelles ha stanziato oltre 189 miliardi per il sostegno diretto ad agricoltori e aziende e 66 miliardi per lo sviluppo delle aree rurali. Sono un sacco di soldi, circa un terzo del bilancio Ue (senza contare il Recovery).
Ora, l’accesso ad altri fondi europei come quelli di coesione o, sempre in tema Recovery, il finanziamento dei Pnrr nazionali, è subordinato da tempo ad un meccanismo di condizionalità che impone il rispetto dei valori comuni (sanciti dall’articolo 2 del Trattato), della Carta dei diritti fondamentali e, appunto, delle norme chiave dello Stato di diritto – princìpi costituzionali alla base della costruzione liberaldemocratica come l’indipendenza della magistratura, il pluralismo mediatico, la tutela delle minoranze e così via.
La violazione, accertata dalla Commissione in accordo con il Consiglio, di questi valori da parte di uno Stato membro può comportare la sospensione o il congelamento dei fondi in questione. Come nel caso della Polonia, che sotto il governo del PiS si è vista bloccare circa 76,5 miliardi (poi “scongelati” dalla nuova amministrazione di Donald Tusk), e dell’Ungheria di Viktor Orban, che avanza da Bruxelles ancora una decina di miliardi.
La proposta di Strand e Rosencrantz è dunque tanto semplice quanto radicale: estendere questo meccanismo a tutti i settori d’intervento del bilancio comunitario. “Invece di ascoltare gli appelli a indebolire la condizionalità per motivi amministrativi, la condizionalità dello Stato di diritto dovrebbe essere rafforzata”, si legge nella missiva, perché “i nostri contribuenti devono avere fiducia che i fondi comuni dell’UE siano utilizzati in modo appropriato e responsabile”.
L’appello è arrivato alla vigilia del Consiglio Affari generali (Cag), che si è tenuto oggi (24 settembre) a Bruxelles. Durante la riunione i ministri dei Ventisette hanno discusso la situazione dello Stato di diritto in Ue, alla luce del rapporto pubblicato lo scorso luglio dalla Commissione che ha sottolineato diverse criticità in Italia e Slovacchia e ha denunciato l’erosione democratica in Ungheria come un “problema sistemico”. Appello raccolto, a leggere tra le righe di quanto dichiarato dal commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders, a margine del Consiglio. Tra i ‘to do’ presi in carico dall’esecutivo comunitario, c’è anche la promessa di “stabilire un legame più stretto tra le raccomandazioni del rapporto sullo Stato di diritto e il sostegno finanziario concesso agli Stati membri nell’ambito del bilancio dell’Ue”.