Bruxelles – Emmanuel Macron ha scelto Stéphane Séjourné, ministro dell’Europa e degli Affari Esteri del governo Attal, per sostituire Thierry Breton come candidato commissario europeo per la Francia. L’ha annunciato l’Eliseo, che chiude così in poche ore la vicenda scatenata questa mattina dalle dimissioni dell’attuale commissario europeo per il Mercato interno. Vicenda che invece rischia di avere degli strascichi per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, accusata da Breton di aver fatto pressioni sul governo francese per ritirare la sua candidatura, proponendo in cambio un portafoglio più rilevante per Parigi.
“Dalla presidenza francese del Consiglio dell’Ue nel 2022 e dal suo secondo discorso alla Sorbona nell’aprile 2024, il Presidente della Repubblica ha sempre difeso l’ottenimento da parte della Francia di un portafoglio chiave di Commissario europeo, incentrato sui temi della sovranità industriale e tecnologica e della competitività europea. Questo è stato il filo conduttore di tutti i contatti avuti con la Presidente della Commissione europea da quando è stata eletta dal Parlamento europeo”, hanno precisato fonti dell’Eliseo.
Richiamato a gennaio dal Parlamento europeo, dove era presidente del gruppo liberale di Renew, per servire nel governo di Gabriel Attal, per Parigi Séjourné “soddisfa tutti i criteri richiesti”. I criteri per fare parte della nuova squadra di von der Leyen, come confermato dalla portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà, erano principalmente due: “le competenze e l’equilibrio di genere“. La leader Ue aveva chiesto ai Paesi membri di mettere sul tavolo due nomine, un uomo e una donna, a meno che il candidato non fosse un attuale commissario. Proprio il caso di Breton e della Francia, che dunque non era tenuta a rispettare il secondo criterio. Resta la competenza, ma Breton ha accusato von der Leyen di averlo fatto fuori “per motivi personali” e di aver abusato della prerogativa di distribuzione degli incarichi, offrendo, “come contropartita politica, un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia nel futuro Collegio”.
Macron chiede per la Francia una maxi-delega sulla sovranità industriale e tecnologia e sulla competitività dell’euro, dossier dove è difficile immaginare che Séjourné possa essere più competente di Breton, uno che ha ricoperto ruoli apicali in diversi gruppi industriali, che ha insegnato ad Harvard, e soprattutto che ha passato gli ultimi cinque anni nel gabinetto di von der Leyen, contribuendo alla gestazione di importanti leggi sui servizi e sul mercato digitale e sull’intelligenza artificiale.
Alle pesanti affermazioni di Breton, la Commissione europea ha scelto per ora di non rispondere: la nomina dei commissari “è un processo che si basa sulla confidenzialità”, ha ripetuto diverse volte Arianna Podestà, glissando sulle domande della stampa internazionale a Bruxelles. “Quello che posso dire è che la presidente prende atto e accetta le dimissioni di Thierry Breton e lo ringrazia per il lavoro svolto come commissario europeo durante tutto il mandato”, ha aggiunto la portavoce dell’esecutivo Ue.
Ringraziamenti espressi anche da Macron che ha sottolineato il contributo “determinante” di Breton “all’avanzamento di una politica di sovranità europea nei settori della tecnologia digitale, del sostegno alla base tecnologica e industriale della difesa europea e della tenuta del mercato unico dell’Unione europea durante la crisi di Covid”. La nomina di Séjourné non completa ancora il puzzle di von der Leyen in vista della riunione di domani (17 settembre) al Parlamento europeo, in cui la leader Ue dovrebbe presentare i 26 nomi dei commissari e le rispettive deleghe ai capigruppo dell’Eurocamera. Non si è ancora chiuso, in Slovenia, il caso relativo al ritiro della nomina di Tomaž Vesel a favore di Marta Kos. Su pressione di von der Leyen.