Sono un vegetariano. Praticante, ma non proselitista. I miei figli ad esempio non sono vegetariani, partecipo, disarmato, a battute di caccia, se capita, non ho nessun problema se la persona accanto a me mangia una bella bistecca (spero solo sia al sangue, sennò ho dei problemi, ma puramente di teoria gastronomica). Ho deciso così, come ho deciso di non radermi e di portare la barba, di non indossare orologi vistosi o di non studiare ingegneria. Sono vegetariano, non vegano, e il latte, se capita, lo bevo. E lo mangio se fa parte di qualche preparazione.
Ad esempio, la Nutella l’ho sempre mangiata. Raramente devo dire, ora. Da ragazzo un po’ di più, forse anche tanto di più. Il fatto che ci sia il latte non mi ha mai dato problemi. Ieri però ho partecipato ad un evento al quale mi avevano invitato ed al quale ho portato mio figlio, al debutto dell’adolescenza, e per il quale dunque la Nutella è qualcosa di sacro, della quale se ne può avere poca per volta, come per ogni dolce. Ed anche ogni affettato. Dunque, l’dea di andare in un posto dove ce ne sono montagne, in ogni forma, era un po’ come per un pisello essere nel suo baccello (per i più giovani: è una vecchia battuta di Stan Laurel, nel doppiaggio italiano almeno). Il bengodi insomma.
La protagonista della serata era una Nutella nuova, che qui in Belgio sta per essere lanciata sul mercato: la Nutella vegana, nel suo barattolo, uguale a quelli tradizionali, ma con il tappo verde, così non ti sbagli. Non ho capito benissimo come sia fatta (le indicazioni sono scritte in caratteri minuscoli, non adatti a persone di una certa età) ma insomma mi hanno spiegato che non c’è il latte, non c’è nulla di origine animale, e c’è invece la farina di ceci a fare il lavoro del latte, insieme a sciroppo di riso.
Sono cose che mangio volentieri, ma che non avevo mai associato ad una crema di cioccolata, devo dire. In particolare, il riso. Dicevo che ne mangio poca, dunque per fare un ripasso ho mangiato due biscotti alla Nutella tradizionale, prima di provare la nuova. Il posto era pieno di cose alla Nutella, e anche altri dolci, in quantità imbarazzante. Ho anche pensato, devo dire, al fatto che per produrre questa crema (come tante altre cose) si usa l’olio di palma, il che qualche problema devo dire me lo crea. Ma se la produzione è sostenibile…
Mio figlio aveva gli occhi sgranati e iniziava a muoversi nervosamente. Ho capito che stava, secondo lui, rubando. Non è pratico di questi eventi, e non sapeva che un metro cubo di cioccolatini in un posto dove ci sono 150 persone è messo lì apposta perché la gente ne prenda una manciata da portare a casa. Lì di cose da “rubare” ne ha trovate molte, ed ha riempito le tasche della sua giacca. Un po’ ha esagerato forse, ma io non ho presso nulla, in compenso. Ha anche “rubato” un barattolo di Nutella vegana dal tavolo dove veniva servita agli ospiti. Un barattolo tra 1.000, ed era molto soddisfatto della sua prodezza. Poi, uscendo, naturalmente ce ne hanno regalato uno a testa. Un buon bottino per lui, e per il fratello maggiore, che non c’era ma ha poi chiesto di avere assegnato un barattolo anche lui.
E’ buona. Devo dire che è buona questa Nutella vegana. A me sembra uguale alla tradizionale ma solo un po’ più dolce, invece mi hanno spiegato che, tecnicamente, è meno dolce. Ci ragionerò sopra.
La Nutella ha due anni meno di me, fa parte del mio mondo. Nanni Moretti la usò per una scena iconica di un suo film (Bianca, 1984). Per questo ne ho scritto, è una questione esperienziale. Mi ha incoraggiato vedere che, anche da non più giovani si può cambiare tanto restando (anche se più dolci, insisto) se stessi.