Bruxelles – Ormai è ufficiale: l’Italia presenterà il suo piano di bilancio strutturale (Pbs) a Bruxelles in ritardo rispetto alla scadenza fissata dalla Commissione europea per il prossimo 20 settembre. Per stilare il documento, che dettaglia il piano di spesa pubblica per il periodo 2024-2028, il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti vuole aspettare la revisione dei conti pubblici dell’Istat, attesa per il 23 dello stesso mese. E che potrebbe cambiare sensibilmente le prospettive del governo alla luce dell’impegno per la correzione del bilancio preso con l’Europa.
Il piano in questione è una delle novità introdotte dalla riforma del Patto di stabilità e crescita (Psc), che ha lasciato inalterati i parametri sul rapporto deficit/Pil e debito/Pil (rispettivamente al 3 e 60 per cento) introducendo però una maggiore flessibilità in termini dell’attuazione di percorsi di rientro. Così, ogni Stato membro deve consegnare alla Commissione il proprio piano di riduzione durante un periodo di consolidamento di quattro anni estendibile fino a sette, previa elaborazione da parte delle cancellerie di un piano di riforme e investimenti per migliorare il potenziale di crescita in alcuni settori specifici che ricalchino le priorità comuni dell’Ue (ad esempio transizione verde, digitalizzazione, sicurezza energetica e rafforzamento della competitività).
Giovedì (12 settembre) il Mef ha comunicato che “trasmetterà alle Camere il piano subito dopo l’aggiornamento dei dati Istat del prossimo 23 settembre, come da determinazioni delle capigruppo di Camera e Senato”. Le linee guida del Pbs – che dovrebbero portare l’Italia a ridurre dell’1 per cento il proprio debito ogni anno – sono state discusse durante un vertice di maggioranza in mattinata, e faranno un altro passaggio al Consiglio dei ministri in calendario per martedì (17 settembre). Il che farà saltare la deadline del 20 settembre, con la presentazione del Pbs italiano che slitterà con ogni probabilità ad ottobre.
Il governo italiano dice di aver informato tempestivamente la Commissione Ue della decisione, ma per il momento l’esecutivo comunitario non si sbottona. “Non abbiamo commenti da fare” è stata la risposta della portavoce per l’Economia, Veerle Nuyts, alle domande dei giornalisti, confermando che “alcuni Stati hanno notificato l’intenzione di presentare il piano dopo il 20 settembre”, ma senza menzionare quali “dato che è una procedura che spetta agli Stati avviare” e specificando che sono le cancellerie a decidere se rendere pubblica la richiesta della proroga. “Il processo in termini di richiesta di esenzione”, ha continuato, “prevede che gli Stati possono concordare con la Commissione di prorogare la scadenza per un ammontare di tempo ragionevole“.
Data la magnitudine del debito pubblico italiano – che, al 137,7 per cento del Pil era il secondo più alto dell’Eurozona nel primo trimestre 2024 (dopo quello greco, al 159,8 per cento) – è normale che Roma sia sotto osservazione speciale da parte di Bruxelles. Che lo scorso luglio ha avviato anche una procedura per deficit eccessivo contro il Belpaese (insieme a Belgio, Francia, Malta, Polonia, Slovacchia e Ungheria).
Una conferma è invece arrivata, da parte della vice-capo portavoce della Commissione, Arianna Podestà, sul fatto che all’Eurogruppo in programma a Budapest per venerdì e sabato (13 e 14 settembre) il Collegio “sarà rappresentato a livello amministrativo” anziché dai commissari Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis, titolari rispettivamente dell’Economia e del Commercio, sempre come forma di boicottaggio da parte dell’esecutivo comunitario della presidenza ungherese del Consiglio a seguito delle disinvolte iniziative “diplomatiche” del premier magiaro Viktor Orbán.