Bruxelles – Nel 2023 i Paesi Ue hanno rilasciato oltre 3,7 milioni di primi permessi di soggiorno a cittadini non comunitari, in aumento del 4,7 per cento rispetto al 2022 e il numero più alto mai registrato finora. Ucraini e bielorussi in cima alle nazionalità di provenienza, rispettivamente 307,3 mila e 281,3 mila, ma l’Ue ha aperto le porte anche a 115 mila cittadini russi.
Da quanto emerge dai dati diffusi da Eurostat, l’aumento rispetto all’anno precedente è stato trainato in particolare dall’impennata dei permessi rilasciati a cittadini cinesi (+29,7 per cento), marocchini e indiani (+10 per cento). In assoluto, dopo Ucraina e Bielorussia, le dieci principali cittadinanze sono state India, Marocco, Siria, Turchia, Russia, Cina, Brasile e Afghanistan.
Un terzo dei permessi di soggiorno (1,3 milioni) sono stati concessi per motivi di lavoro, principale motivazione di rilascio, anche se in lieve calo. Al secondo posto i motivi familiari, che hanno rappresentato il 26,4 per cento (986 453) di tutti i permessi, con un aumento del 6,4 per cento rispetto al 2022. Gli altri motivi, compresa la protezione internazionale, rappresentano un quarto del totale, con un aumento del 5,3 per cento. Aumentano del 13,5 per cento i motivi di studio, il 14,3 per cento di tutti i primi permessi di soggiorno.
Il lavoro è stato il motivo più frequente per i cittadini di Ucraina, Bielorussia, India e Turchia. Mentre siriani e afghani hanno avuto principalmente accesso alla protezione internazionale. Per quanto riguarda i cittadini russi – ma anche marocchini e brasiliani -, la quota maggiore di permessi è stata rilasciata per motivi familiari.
La Polonia è il Paese Ue che ne ha rilasciati il maggior numero, 642.789. Oltre mezzo milione anche la Germania e la Spagna, seguite dall’Italia con 389,5 mila e la Francia con 335 mila.