Bruxelles – Si chiama ‘price undertaking‘ nel gergo dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto), un impegno sui prezzi che si assume chi esporta in altri Paesi ad aumentare il costo del bene per il consumatore finale. Un rialzo del listino che rende il bene meno attraente, ma che può evitare la possibilità di un dazio antidumping. Gli operatori cinesi hanno recapitato alla Commissione europea offerte di questo tipo, per cercare di convincere l’esecutivo comunitario a procedere con le tariffe già calcolate per l’auto elettrica e pronte a scattare a inizio novembre.
Il braccio di ferro sino-europeo sulla mobilità pulita si arricchisce di un capitolo tutto nuovo, che a Bruxelles viene letto come un primo cedimento cinese. Un’offerta di pace commerciale per il momento respinta, perché dopo le analisi del caso di offerte comunque confidenziali i servizi delle Commissione sono giunti alla conclusione che le proposte che arrivano dall’Asia non risolvono il problema. Proposte ben accette ma non sufficienti, rimandate a un tavolo negoziale politico, vero, di alto livello.
La prossima settimana è atteso a Bruxelles il commissario per il commercio della Repubblica popolare, Wang Wentao, per un incontro con il commissario per il Commercio Ue, Valdis Dombrovskis in programma il 19 settembre. Sarà quella la sede per capire fino a che punto la Commissione Ue potrà spingersi in termini di richieste, e fino a che punto la Cina potrà fare concessioni. Emerge la volontà di evitare i dazi europei, e gli eventuali contro-dazi cinesi che potrebbero seguirne.
La Commissione vuole “una soluzione condivisa e concordata” sulla base delle regole del Wto, insiste Olof Gill, portavoce per le questioni commerciali dell’esecutivo comunitario. In tale ottica le mosse dell’industria e degli esportatori cinesi fanno ben sperare gli europei, ma per ogni soluzione vera e definitiva serviranno le garanzie del governo. Pechino è attesa al varco. Il team von der Leyen va avanti, noncurante neppure dei richiami della Spagna. Che si aggiunge alle resistenze di Ungheria, Svezia e Germania. Anche Pechino attende.