Bruxelles – “Il consumo illegale è cresciuto per il quinto anno consecutivo in Europa, raggiungendo il numero di 35.2 miliardi di sigarette illegali consumate in Ue”, riporta KPMG nel rapporto sul consumo illegale di sigarette in Europa stilato per Philip Morris International (Pmi). Questo numero rappresenta l’8.3 percento del consumo totale di sigarette nell’anno 2023, 0.1 per cento in più rispetto all’anno precedente.
I risultati sono stati presentati in conferenza stampa da Christos Harpantidis, Senior Vice President External Affairs, Pmi. Ciò che emerge è che, complessivamente, i governi dell’Ue hanno perso circa 11,6 miliardi di euro di entrate fiscali. L’impatto sull’economia non è l’unico, dal momento che le sigarette contraffatte non vengono controllate e sono rischiose per la salute pubblica, e le entrate sono destinate ad attività illecite.
La situazione intra-Ue mostra delle differenze evidenti. Paesi come Italia, Polonia e Romania, hanno ottenuto risultati positivi per il contrasto del mercato illegale di sigarette, con tassi in diminuzione dal 2019, e, al contrario, la Francia presenta il valore più alto, il 33 percento.
È evidente che “i Paesi debbano agire concretamente”, osserva Harpantidis, dal momento che il fenomeno è una diretta conseguenza di approcci di policy non efficaci. È necessario un approccio globale per riuscire a contrastare questo tipo di commercio, combinando un maggiore coordinamento tra le forze dell’ordine per smantellare la rete transfrontaliera di contrabbando, aumentano le pene relative e sensibilizzando il pubblico riguardo ai rischi del consumo.
In questo quadro, l’Italia conferma di essere un esempio di best practice, con un tasso di consumo illegale di meno del 2 percento. L’efficacia di questo approccio viene spiegata da Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia.
In Italia, il modello usato è quello della catena di valore end-to-end, cioè che unifica i reparti dell’organizzazione interna. Concretamente, maggiore integrazione, maggiore sicurezza, tracciabilità ed efficienza, in un trilogo tra pubblico, privato e forze dell’ordine.
“Il primo ingrediente è una piena integrazione di filiera, quindi mettere insieme gli agricoltori, chi produce, come Philipp Morris e chi vende, come la Federazione Italiana dei tabaccai, assicurando a ciascuno il proprio margine e condividendo insieme valore e regole da rispettare”, dichiara Scordamaglia. Per concretizzare il modello, sono necessari gli investimenti, si parla di 500 milioni per il periodo 2021-2027 per la filiera del tabacco italiana, nell’accordo che coinvolge Coldiretti, Philipp Morris International e il Ministero per l’agricoltura e la sovranità alimentare.
In aggiunta, il processo italiano si serve del tavolo di lavoro M.A.C.I.S.T.E. (Monitoraggio Agromafie Contrasto Illecito Settori Tabacchi e E-cig), che si occupa di monitorare permanentemente il fenomeno dell’illecito, fornendo importanti strumenti anche alle forze dell’ordine.
Sarà necessario per l’Ue un lavoro coordinato ed efficace per evitare che il problema del traffico illegale di tabacco si diffonda, e l’Italia potrebbe essere un modello da esportare per garantire un contrasto al mercato di contrabbando con risultati evidenti.
Il danno economico dell’illecito, le esperienze nei Paesi europei
A margine della conferenza stampa di presentazione del report, Risk Europe ha ospitato una tavola rotonda con il titolo “I prodotti del mercato nero stanno distruggendo il vantaggio competitivo dell’UE?”. Hanno contribuito al dibattito Magdalena Rzeczkowska, Federazione degli imprenditori polacchi ed ex-ministra delle finanze in Polonia, l’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea di Ecr, l’eurodeputata svedese Beatrice Timgren di Ecr, la segretaria dell’Ufficio del Consiglio nazionale degli investimenti dell’Ucraina Halyna Yanchenko ed Esteban Giudici, consulente politico senior di Tracit.
È stato ricordato che il tabacco è uno dei prodotti maggiormente commerciati illegalmente e il report di KPMG è il documento che sembra dare lo spaccato più realistico delle dimensioni del fenomeno. Gli ospiti hanno concordato che l’impatto del mercato di contrabbando è in primo luogo economico, con un danno significativo soprattutto sull’apparato fiscale.
L’eurodeputata svedese ha ricordato che in Svezia, negli anni ’90, l’aumento delle tasse ha causato un aumento del contrabbando, “abbiamo quindi deciso di aumentare a piccoli passi, per ridurre la differenza tra sigarette legali e illegali”. In Svezia, il commercio illegale è un problema relativamente meno impattante che in altri paesi, considerando anche l’alto uso di tabacco da fiuto. La prospettiva di Rzeczkowska, basata sulla sua esperienza al ministero delle finanze a Varsavia, è che il modello polacco sia basato su una pianificazione strategica, risultando essere uno tra i più funzionanti a livello di Ue. “Introdurre più trasparenza a livello amministrativo” è un elemento importante per ottenere una stabilizzazione e dei risultati, “e più educazione tra le persone”. Piperea ha ricordato che la maggior parte del contrabbando in Europa proviene dalla Francia, dove i tabacchi sono particolarmente costosi, ma anche che il basso costo in Romania è la causa di 10 milioni di fumatori su 19 milioni totali di popolazione.
La Romania, che KPMG ha riportato come uno dei paesi migliori come riduzione dei tassi, già dal 1995 aveva iniziato delle buone pratiche, mettendo “in circolazione solo quelle sigarette con il marchio”. Per l’Ucraina, Yanchenko rileva una svolta positiva, anche se “il livello di economia informale, soprattutto in questo settore, era abbastanza alto”. La richiesta di Yanchenko è di avere uno scambio costante di informazioni, che possano aiutare a contrastare il commercio illegale e che, nella sua visione, dall’Ue verso l’Ucraina non sono arrivate.
Il lavoro presso Tracit di Giudici ha permesso di concludere i lavori del panel con delle osservazioni sulle dinamiche dei traffici illegali sia nell’Ue che extra-Ue, che sono variegate, oltre al tabacco comprendono molti prodotti e si servono dei mezzi più disparati.