Bruxelles – Il Recovery Fund, lo speciale strumento finanziario incastonato nel meccanismo di ripresa post-pandemica NextGenerationEU che finanzia i piani nazionali per la ripresa (Pnrr) “non è così verde come dichiarato“. La Corte dei conti europea boccia le aspirazioni ‘green’ della Commissione europea, che pure aveva voluto destinare obbligatoriamente oltre un terzo delle risorse (37 per cento) a misure di sostenibilità. “Non tutte le misure etichettate come ‘verdi’ sono state giudicate tali”, rileva la speciale relazione dei revisori di Lussemburgo. Ci sono quindi “carenze nella concezione del dispositivo e nell’attuazione delle misure di transizione verde”. Inoltre “non si ha piena contezza” delle somme effettivamente spese per l’azione per il clima nei paesi dell’Ue.
Alla luce di queste “debolezze” individuate nella concezione e nell’attuazione del Recovery Fund, la conclusione della relazione, “mettono in dubbio il conseguimento degli obiettivi climatici e ambientali di
quest’ultimo”. Di conseguenza, la Corte dei conti dell’Ue è del parere che il contributo del dispositivo per la ripresa alla transizione verde non sia chiaro”.
I revisori dei conti i conti li fanno, e a loro non tornano. La Commissione europea ha valutato che, a febbraio 2024, le misure a sostegno degli obiettivi climatici previsti dal Green Deal nell’ambito della transizione verde e sostenibile hanno raggiunto circa 275 miliardi di euro dei fondi del Recovery. Tuttavia, la Corte avverte che detti contributi potrebbero essere sovrastimati di almeno 34,5 miliardi di euro, anche per effetto della discrepanza tra misure dichiarate e loro attuazione. Insomma, l’uso del Recovery appare un po’ un pasticcio.
Il fondo per la ripresa “soffre attualmente di un elevato livello di approssimazione” nei relativi piani di attuazione, “nonché di discrepanze tra la pianificazione e la pratica, ed in ultima analisi fornisce poche indicazioni circa la misura in cui il denaro sia impiegato direttamente per la transizione verde”, sintetizza Joëlle Elvinger, Membro della Corte responsabile della relazione.
Alla luce di questi rilievi si invita la Commissione europea a correggere il tiro. Già al team von der Leyen uscente si chiede di “migliorare la rendicontazione delle spese per il clima nell’ambito del dispositivo
per la ripresa e la resilienza”, oltre a “potenziare”, da subito, il rendimento delle misure per la transizione verde. Mentre per l’avvenire, e quindi al team von der Leyen che verrà, si invita a “far sì che futuri strumenti di finanziamento volti a sostenere i valori-obiettivo e gli obiettivi climatici e ambientali siano concepiti in modo appropriato“. Un richiamo che inchioda l’esecutivo comunitario alle proprie responsabilità.
Non è la prima volta che la Corte dei conti Ue solleva perplessità sulla strategia di risposta alla crisi prodotta dalla pandemia di COVID-19. Una precedente relazione aveva già richiamato sull’onere scaricato sulle prossime generazioni, accendendo i riflettori sulle ricadute future.