Bruxelles – Raffaele Fitto? Va bene, curriculum e profilo vanno bene per ricoprire il ruolo di commissario europeo, e probabilmente con qualcosa in più. Dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen arriva l’approvazione per il nome fatto dal governo per il prossimo collegio dei commissari. Non direttamente, ma arriva. Von der Leyen, incalzata dai giornalisti sulla sua prossima squadra, ricorda che sono due i requisiti fondamentali a cui si guarda: competenza e genere. E, spiega, “competenza vuol dire aver già ricoperto alti incarichi politici come primo ministro, ministro, o alte posizioni nelle istituzioni Ue”.
Sulla base dell’identikit politico prodotto da von der Leyen emerge come il percorso di Fitto ben si sposa con i requisiti richiesti. Raffaele Fitto, attuale ministro per gli Affari europei e il Sud, è già stato ministro per gli Affari regionali e la coesione tra il 2008 e il 2011. A livello europeo ha invece ricoperto la carica di co-presidente del gruppo dei conservatori (Ecr) in Parlamento europeo tra il 2019 e il 2022, in più al ruolo di ‘semplice’ parlamentare europeo. Insomma, il governo Meloni ha offerto a von der Leyen un nome difficile da considerare come non idoneo. Al contrario, sembra ricevere l’endorsement del caso e garantire che l’Italia possa avere quel ruolo di peso che i partiti di maggioranza e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni rivendicano nella prossima commissione.
Ma non conta solo la competenza. C’è il requisito di genere, e qui von der Leyen rivendica quanto ottenuto. “Se non avessi inviato la lettera gli Stati membri oggi la composizione della Commissione sarebbe di quattro donne e 21 uomini“, sottolinea la presidente uscente ed entrante dell’esecutivo comunitario. Un calcolo dal quale vengono esclude la figura della stessa von der Leyen e dell’Alto rappresentante Kaja Kallas, poiché fuori dai negoziati per i commissari in quanto parte del pacchetto dei cosidetti ‘top jobs’, le alte cariche istituzionali su cui i leader hanno trovato un’intesa a giugno.
“Ho lottato per fare in modo che le donne abbiano accesso a posizione decisionali, ma se non si chiede non avviene da solo”, insiste von der Leyen. Rispetto ad uno scenario di appena quattro donne commissario (più due), “adesso abbiamo un numero a doppia cifra“. Certo, riconosce, “il percorso è difficile, ma la mia determinazione non si ferma”. Parole che lasciano intendere di essere pronti a chiedere dei nomi femminili aggiuntivi. Che rispondano comunque al requisito di competenza.