Bruxelles – Una sostanziale promozione, ma non a pieni voti. È quanto emerge dalla valutazione della Corte dei conti europea sull’operato delle strutture sanitarie dell’Unione durante l’emergenza Coronavirus, il cui titolo appare piuttosto eloquente: “Le agenzie mediche dell’Ue vanno immunizzate meglio”. L’organismo con sede a Lussemburgo rileva nel suo rapporto come, nonostante il loro lavoro sia stato soddisfacente, le due principali agenzie sanitarie del blocco siano state colte di sprovvista dallo scoppio della pandemia da Covid-19, la quale ha messo a nudo “carenze e lacune” cui Bruxelles ha poi cercato di rimediare. Senza però riuscirci completamente.
Stando alla relazione della Corte pubblicata mercoledì (4 settembre), insomma, “non si può ancora ritenere che l’Ue sia del tutto pronta ad affrontare gravi emergenze di sanità pubblica“. Gli auditor del Lussemburgo si sono concentrati soprattutto sull’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Secondo la loro valutazione, in una fase iniziale l’Ecdc avrebbe “sottovalutato la gravità della situazione e considerato bassa la probabilità di introduzione del virus” all’interno dello spazio comunitario, riconoscendo “la necessità di misure mirate immediate” solo il 12 marzo 2020, cioè tre giorni dopo che il nostro Paese era già entrato in lockdown.
João Leão, il membro della Corte responsabile per la stesura del rapporto, ha riconosciuto che le agenzie mediche dell’Unione non sono state le uniche ad essere state “sopraffatte dalla forza e dalla velocità con cui si è diffusa la pandemia“, ma ha aggiunto che ora “gli insegnamenti tratti vanno applicati con efficacia a livello dell’Ue, in modo che la storia non si ripeta”. Tra le maggiori difficoltà riscontrate, soprattutto all’inizio, dall’Ecdc c’è stata l’assenza di una metodologia comune a livello dei Ventisette per tracciare la diffusione del Covid-19 – sia sul lato della mappatura dei contagi che su quello del conteggio dei decessi.
La Corte ha sottolineato che “si sarebbe potuto fare maggiore ricorso a tecniche più affidabili”, e che l’Ecdc in diverse situazioni si è mosso troppo in ritardo per quanto riguarda la diffusione di “valutazioni dei rischi, orientamenti e informazioni pubbliche”. Ma persino quando le raccomandazioni del Centro sono arrivate, gli Stati del blocco hanno deciso deliberatamente di ignorarle, ad esempio nel caso delle restrizioni di viaggio che l’Ecdc aveva ritenuto sostanzialmente inefficaci.
Il giudizio della Corte sull’Ema è invece più positivo. Già nelle fasi iniziali della pandemia, si legge nel report, l’agenzia “ha contattato potenziali sviluppatori di vaccini e terapie e ha adottato varie altre misure per accelerare il processo di autorizzazione“, contribuendo peraltro “a contrastare le carenze di medicinali” nelle fasi successive dell’emergenza. “L’unico vero problema”, prosegue l’analisi, “è stato che l’agenzia non era riuscita a promuovere le sperimentazioni cliniche” sul territorio dell’Unione.
Ora, per tentare di colmare le lacune emerse, la Commissione europea ha chiarito e rafforzato il mandato di entrambi gli organismi – nonché i relativi bilanci, passati da 61 milioni di euro nel 2020 a 90 nel 2023 per l’Ecdc e da 358 milioni a 458 milioni per l’Ema. Parallelamente, Bruxelles ha avviato anche delle proposte legislative per riformare la normativa Ue in ambito farmaceutico con l’obiettivo di accelerare i processi di autorizzazione per l’approvazione di nuovi medicinali. Ma, ha avvertito la Corte, per quanto le nuove misure possano andare a porre rimedio alle problematiche evidenziate, il rischio ora è che il quadro normativo e organizzativo si sia fatto “più complesso”. Ad esempio, l’istituzione nel 2021 dell’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) allo scopo di supervisionare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di medicinali, vaccini e altri prodotti in situazioni di emergenza, ha finito per rappresentare una duplicazione almeno parziale delle funzioni e delle responsabilità dell’Ecdc.