Bruxelles – La Commissione europea precisa, e mette le mani avanti: “Il rapporto non è della Commissione ma di un organismo esterno, e non implica nulla in termini di politiche che verranno”. Ma la relazione sul futuro del settore, redatto dai membri del Dialogo strategico, quindi agricoltori, associazioni di categoria e operatori del settore, è la base se non di lavoro quanto meno di riflessione del nuovo esecutivo comunitario. Soldi, e tanti, ed eccezioni ai vincoli del Green Deal sono le principali richieste per la seconda Commissione von der Leyen, adesso alle strette. Agli agricoltori la tedesca, per brama di una riconferma alla testa dell’esecutivo comunitario, ha promesso tanto, e adesso anche di più le viene chiesto, con la difficoltà del caso.
Vuole essere sul podio accanto al presidente del Dialogo strategico da lei lanciato, proprio per spegnere le proteste di un mondo di in rivolta, per ribadire che la sua parola è un impegno, e che la vicinanza al settore non era legata a ragioni di campagna elettorale, vinta anche cercando i voti di un mondo che porta voti alle urne come in Parlamento europeo. Vuole dare risposte, von der Leyen, e promette di fornirle “entro i primi 100 giorni del mandato della prossima commissione“. Ma dovrà muoversi con cautela, per non rischiare di cedere completamente.
Gli agricoltori chiedono che il sistema di scambi di emissioni Ets non venga esteso al settore primario. Sarebbe “prematuro” anche solo pensarlo. Piuttosto, meglio immaginare un Just Transition Fund speciale, un Fondo temporaneo per una transizione giusta “al di fuori della Politica agricola comune (Pac) per integrare il sostegno alla rapida transizione sostenibile del settore”. Accanto a questo, per traghettare senza contraccolpi economici le imprese, “la Banca europea per gli investimenti (Bei) dovrebbe attuare uno specifico pacchetto di prestiti di gruppo per il settore”. Ancora, per raggiungere l’obiettivo dell’Ue in termini di agricoltura e produzione alimentare, sviluppo rurale, neutralità climatica e ripristino della biodiversità, si chiede “un bilancio dedicato e commisurato che soddisfi tutte le ambizioni in modo equilibrato e paritario” e una maggiore leva finanziaria in chiave ‘green’. “Il sostegno finanziario alle azioni ambientali e climatiche dovrà aumentare sostanzialmente ogni anno nei due periodi successivi della Politica agricola comune (Pac), a partire dall’attuale quota di bilancio per gli eco-schemi e gli strumenti agro-ambientali e climatici”.
Il mondo agricolo vuole essere inondato di soldi, aiuti diretti, come dimostrato anche dalla richiesta di un fondo per il ripristino della natura ben fornito al di fuori della Pac per supportare gli agricoltori e altri gestori del territorio nel ripristino e nella gestione degli habitat naturali a livello paesaggistico, senza tralasciare la produzione del biologico, per cui si chiede sostegno. Finanziario, ovviamente. Accanto a questo si vuole una revisione delle regole per gli appalti e sul benessere animale. L’impegno che si chiede a von der Leyen non è da poco conto, e ora lei si trova nel dilemma di dover concedere qualcosa. Lo ha promesso, e lo promette ancora. “Dobbiamo fare di più e faremo di più per difendere la nostra agricoltura e renderla più sostenibile”, scandisce la presidente uscente ed entrante.
Il vero nodo per lei sarà nel ‘come’. Come concedere senza cedere, come trovare soluzioni senza dare l’impressione di essere divenuta ostaggio del mondo agricolo. Ci dovrà pensare. Certo, “l’agricoltura rimane strategica per la nostra economia e per la nostra auto-sufficienza”, riconosce von der Leyen, che deve partire da qui per una trovare la quadra. Il rapporto sul futuro dell’agricoltura non sarà della Commissione, ma rischia di influenzarne il mandato.
La presidente dell’esecutivo comunitario offre solo alcune anticipazioni, a mo’ di rassicurazioni: “Ci sono già alcuni obiettivi chiave delineati nelle mie Linee guida politiche. Innanzitutto, dobbiamo garantire redditi equi e sufficienti per i nostri agricoltori”. E poi, aggiunge, “dobbiamo continuare a ridurre la burocrazia, soprattutto per le piccole aziende agricole e familiari”. Von der Leyen parte da qui, e da qui si deciderà molto del suo secondo mandato.