Bruxelles – Vladimir Putin domani (3 settembre) sarà in visita in Mongolia, in barba al mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) ormai un anno e mezzo fa. Le autorità mongole sembrano pronte ad accoglierlo a braccia aperte a Ulan Bator, nonostante l’appello di Kiev a eseguire il mandato. A cui si aggiungono oggi le parole di Bruxelles: “Chiediamo la piena collaborazione di tutti gli Stati contraenti” dello statuto di Roma, il trattato fondativo della Cpi. Di cui la Mongolia è parte.
L’Unione europea “ha espresso chiaramente la propria preoccupazione per la visita attraverso la delegazione Ue in Mongolia”, ha spiegato la portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri, Nabila Massrali. Ma il presidente del Paese schiacciato tra Russia e Cina, Ukhnaagiin Khürelsükh, fa orecchie da mercante. D’altronde, non sarebbe la prima volta che un Paese parte della Cpi non rispetta i propri obblighi legali. In base al trattato, tutti i 124 Stati membri della Cpi sono tenuti a eseguire il mandato d’arresto, Ma l’Aia può fare affidamento solamente sulla cooperazione dei Paesi, e non dispone di altro se non sanzioni verbali per chi non adempie ai propri obblighi.
Dei 49 mandati d’arresto emessi dall’Aia dal 2002, solo 21 hanno portato a effettive detenzioni e comparizioni in tribunale. Tra chi è rimasto impunito, l’ex leader del Sudan, Omar al-Bashir, ritenuto colpevole nel 2007 di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur. Negli anni, al-Bashir si è recato in diversi Stati membri della Cpi, come la Giordania e il Sudafrica, senza conseguenze.
Proprio Pretoria, nell’agosto 2023, doveva essere la meta del primo viaggio internazionale di Putin dopo l’emissione del mandato di cattura per la deportazione illegale e il trasporto di migliaia di bambini ucraini. In quel caso però il presidente russo rinunciò a partecipare fisicamente al vertice dei Brics, limitandosi ad un apparizione in videoconferenza, per il timore che le pressioni interne ed internazionali potessero spingere il Sudafrica ad arrestarlo.
Mosca non è invece preoccupata per la lealtà di Ulan Bator: il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato a proposito che “tutti gli aspetti della visita sono stati preparati con cura”.