Bruxelles – L’estrema destra in Germania non è più solo uno spettro da evocare, ma una spaventosa realtà. Alternative für Deutschland (AfD), il partito ultra-conservatore, euroscettico e anti-immigrazione tedesco, ha sbancato l’appuntamento elettorale nei due Länder orientali di Turingia e Sassonia. Per la prima volta dai tempi della Germania nazista, l’estrema destra farà parte dei giochi di potere in un Parlamento statale.
Nei due Stati dell’ex Germania est sovietica, secondo i risultati preliminari un tedesco su tre che si è recato alle urne ha votato per l’AfD. Se in Sassonia il 30,7 per cento non è bastato per superare la destra moderata della Cdu, in Turingia la vittoria dell’estrema destra è stata schiacciante. Qui, con il 32,8 per cento, l’AfD ha staccato di quasi dieci punti percentuali la Cdu, l’unica formazione politica tradizionale che ha tenuto botta in uno scenario sempre più polarizzato. Al terzo posto, in entrambi i Länder, si sono classificati i rossobruni di Sahra Wagenknecht (Bsw), con l’11,8 per cento in Sassonia e il 15,8 per cento in Turingia. Che, seppur di sinistra, condividono con l’estrema destra i toni duri sull’immigrazione e l’asilo e la volontà di ridiscutere il sostegno militare all’Ucraina.
Le posizioni filo-russe di AfD – così come di Wagenknecht – non sono un segreto, e rischiano in prospettiva di far vacillare il supporto a Kiev da parte della prima potenza economica e industriale europea. Da un lato, il candidato premier di AfD in Turingia, Björn Höcke, ha più volte sostenuto pubblicamente l’idea di un avvicinamento della Germania alla Russia di Putin, mentre i rossobruni di Bsw chiedono lo stop al sostegno militare all’Ucraina e l’avvio di negoziati con Mosca.
L’altra faccia della medaglia è la disfatta dei partiti della coalizione di governo federale – socialdemocratici, liberali e verdi -, che insieme hanno raccolto all’incirca solamente il 10 per cento dei voti nei due Stati. Il cancelliere e leader dei socialdemocratici, Olaf Scholz, ha parlato di un risultato “amaro” e “preoccupante”, aggiungendo che l’Afd sta “rovinando la Germania, indebolendo l’economia, dividendo la società e rovinando la reputazione del Paese”.
Per Björn Höcke invece, leader della frangia più estremista di AfD, si tratta di una “vittoria storica”. Höcke ha avvertito gli oppositori politici che “chiunque voglia stabilità in Turingia deve integrare l’AfD”. Perché l’estrema destra non ha i numeri per governare da sola, e ora si apre un rebus alleanze il cui esito appare tutt’altro che scontato.
È improbabile che qualsiasi altro partito si prenda la responsabilità di portare l’ultradestra al potere per la prima volta dal dopoguerra. Il segretario generale nazionale della Cdu, Carsten Linnemann, ha già messo in chiaro che il suo partito si rifiuterà di lavorare con l’AfD. Concetto ribadito anche dal leader della Cdu, Friedrich Merz, che rimane tuttavia il fautore della decisa virata a destra della Cdu nel post-Angela Merkel, soprattutto per quanto riguarda la sua retorica sull’immigrazione.
Ma al di là delle trattative per formare le maggioranze parlamentari nei due Stati, il risultato elettorale conferma la presa sempre maggiore sul popolo tedesco di una narrativa ultra-nazionalista, che rifiuta i paletti dell’arco democratico tradizionale e abbraccia una retorica aggressiva nei confronti dell’immigrazione. Già quasi al 16 per cento alle elezioni europee dello scorso giugno, l’Afd – che al Parlamento europeo ha dato vita ad un nuovo gruppo, chiamato ‘Europe delle nazioni sovrane’ – sta volando nei sondaggi anche su scala nazionale, dove al momento è data intorno al 17 per cento. Il prossimo appuntamento elettorale regionale, nel Brandeburgo, è previsto il 22 settembre. E secondo i sondaggi, l’Afd potrebbe ottenere un altro (non più) sorprendente risultato, oltre il 24 per cento.